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Lazar Samardzic a cuore aperto. Il talentuoso gioiello dell'Udinese ha parlato in una lunga lettera per Cronache di Spogliatoio, a cui ha affidato il racconto dei suoi ultimi mesi: "Quando la scorsa estate sono stato vicino all’Inter, non ho potuto allenarmi per due settimane. Se c’è una cosa che mi ha veramente disturbato, è stato interrompere la preparazione. Essere tornato a Udine dopo essere stato fermo, non aver partecipato agli allenamenti.

YILDIZ - Fino a qualche settimana prima, ero su un campetto a Berlino insieme al mio amico Kenan Yıldız. Abbiamo lo stesso preparatore e siamo entrambi nati lì. Ognuno di noi, poi, ha preso strade diverse: io ho scelto di rappresentare la Serbia, lui la Turchia. Ma casa nostra è lì. Siamo amici e prima di andare in ritiro, ci siamo ritrovati per mettere un po’ di benzina nelle gambe e nella testa. Io sono cresciuto col calcio 10 ore per strada e il mio modo di giocare ne ha sicuramente risentito e beneficiato. Dopo la scuola, c’era il calcio. Tutto il giorno. La maggior parte delle volte giocavo uno contro uno, basando tutto sul dribbling. In strada, in quegli anni, il più forte ero io. Non c’era nessuno che mi battesse. E con Kenan abbiamo riproposto quei giochi, allenando soprattutto il calcio. Avevamo un nostro conoscente che fa il portiere, lo abbiamo mandato in porta. Chi segnava più gol su 10 tiri, vinceva. Possiamo dire che la sfida è finita in parità, alla fine.

MESSI E RONALDO - Messi sì, è il mio idolo incontrastato. Ma purtroppo non sono mai riuscito a incontrarlo. Se accadesse, sono sicuro che rimarrei zitto e paralizzato. Probabilmente gli chiederei una foto, ma non saprei cosa dirgli. È unico. Ho stretto la mano a Cristiano Ronaldo, dopo la sua ultima partita con la Juventus. Ho stretto la mano a Zlatan (dopo avergli dato una spallata in un contrasto, ehm ehm… e aver temuto che mi guardasse malissimo) e ho anche preso la sua maglia. Mi manca solo Messi. Lui è unico.

ITALIA E VLAHOVIC - A Udine ho trovato subito uno stadio stupendo. Anche se qui da voi, rispetto alla Germania, il calcio viene vissuto… un po’ diversamente ahah! Qui siete tutti pazzi, ogni giorno poi mi scrivono per il fantacalcio. Da noi se ne parla meno del campionato. Qui è questione di vita. Ed è bellissimo quando in città mi fermano per dirmi: «Dai Laki, fai un altro gol come quello al Napoli!!». Dopo quella rete mi hanno scritto in tanti. Vlahović su tutti, con cui gioco in Nazionale. Ho scelto di rappresentare la Serbia nel 2023 e ho capito subito che il livello era altissimo. Dušan, ma anche Milinković-Savić, Tadić (un altro mio idolo, ma vi ricordate il gol che segnò al Bernabéu?!) e Mitrović. Mi sono subito accorto di aver fatto la scelta giusta: nonostante abbia sempre vissuto in Germania, in famiglia parliamo soltanto serbo e anche culturalmente mi sento di esserlo.

IL CASO INTER - Ma la strada è ancora lunga. Ho imparato a essere glorificato ma anche a prendere qualche batosta. Come la scorsa estate. Quanto se n’è parlato! Ho vissuto in prima persona una situazione spiacevole. Stavo trattando con l’Inter, ma poi non se n’è fatto di niente. Era agosto, ricordo bene, e non si leggeva d’altro. Quando sono sorti i primi problemi, ho aperto il telefono e ho trovato tantissimi insulti in chat. E ogni ora aumentavano. Ogni commento sul mio profilo parlava di quello. Mi sono subito detto: «Laki, calma. È normale». I tifosi sono persone, e non tutte le persone sono uguali. Mi sono promesso immediatamente di guardare avanti, che avrei trasformato quelle offese in carica per andare ancora più forte. Mi hanno ferito però quei tifosi che mettevano in cattiva luce mio padre, che lo insultavano dicendo che pensava soltanto ai soldi, che mi rovinava la carriera. Niente che fosse più distante dalla realtà. Ci siamo parlati molto in quei giorni. E alla fine, dopo tutto quel caos, mi sono guardato dentro e ho capito che non avuto alcun tipo di rimpianto per com’è andata la vicenda, di non essere andato all’Inter.

GLI HATERS - Sono cresciuto da quella situazione, un momento che ho vissuto e che mi ha fatto male. Posso dire che quando vieni preso di mira dagli haters, non devi né cadere né mollare. Piuttosto prendila sul ridere, perché è normale che accada purtroppo. Deve darti delle positive vibes per ribaltare la situazione. Se a loro non va bene e sentono che devono insultarti, sappi che ci sono altrettante persone pronte a sostenerti. Ne sono uscito più grande, questo sicuramente. Anche in campo: in questa stagione ho avuto modo di provare anche altri ruoli. Io mi sento trequartista, ma sto crescendo anche come play e mezzala".