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Ci sono persone alle quali viene permesso di poter dire di tutto, a ruota libera, senza neanche un minimo di contraddittorio, perché considerate delle “eccellenze” nelle loro professioni, praticamente dei guru.

Quando parlano loro, gli altri li stanno ad ascoltare a bocca aperta, quasi adoranti. Se non addirittura proni. Walter Sabatini è uno di questi. Per lui funziona la regola resa celebre dallo spot della pasta Agnesi: silenzio, parla Sabatini. Considerato (quasi) all’unanimità uno dei migliori DS del calcio italiano. Uno bravo, e quindi - quando parla - meritevole d’ ascolto . E proprio perché lo si sta ad ascoltare sempre con attenzione, bisognerebbe anche accorgersi quando spara una cavolata. Anche grossa. Tipo quella detta durante la sua ultima intervista ai media, dove ha dichiarato di ritenersi defraudato dalla Juventus, perché, mentre a Torino facevano ciò che oggi Procura subalpina e Consob le stanno contestando sui bilanci, lui perse un campionato con la Roma, totalizzando la bellezza di 87 punti.

In sintesi: quelli fregavano con le plusvalenze, e noi ci rimettevamo. Detto da uno che, per anni, è stato soprannominato il Re delle plusvalenze. La sua specialità era appunto quella di scovare giovani talenti e rivenderli poi a cifre iperboliche. “Alla Roma di plusvalenze ne abbiamo sempre fatte – ha confessato – ma sono sempre state reali e pulite”. E ti pareva! Il marcio è sempre altrove, quasi sempre lassù in Savoia. Dimenticando , tra le altre cose, di essere stato squalificato e aver scampato la radiazione grazia ad una irrituale “conciliazione privata” per, appunto, una sospetta trattativa su un giovanissimo calciatore ivoriano.

Ma la castroneria di Sabatini sta nelle date, che non combaciano. Lui cita il campionato 2016/17, quello in cui la Roma si classificò seconda alle spalle appunto della Juventus, ma la contabilità juventina di quella stagione non è mai finita sotto indagine (anche perché in attivo): gli inquirenti piemontesi hanno messo sotto la propria lente d’ingrandimento soltanto i rendiconti finanziari delle ultime tre stagioni, dal 2019 in poi, e non quello citato da Sabatini. Il quale, per altro, lasciò il club capitolino già nell’ottobre del 2016. Può quindi vantarsi di avere costruito la rosa giallorossa di quella stagione, ma non di aver perso uno scudetto, non facendo di fatto più parte del club. Quindi, in una sola frase, di cavolate Sabatini non ne ha sparata solo una, ma ben due.

E nessuno degli intervistatori glielo ha fatto notare. Perché, come dicevamo all’inizio, quando parla un guru si ascolta in silenzio, e si tace. Magari pure in ginocchio.