RIBERY - "Dopo aver visto la macchina gli ho detto solo “sono contento che non sei morto”. È un essere umano, straordinario, aiuta i compagni, partecipa con tenacia nonostante la sua storia".
SCAMACCA E FRATTESI - "La fuga di Scamacca mi spiazzò, rimasi addolorato, ho fatto di tutto perché restasse. Gli avevo promesso di portarlo subito in prima squadra, l’avrei fatto. Frattesi? Lo convocai che era ancora negli Allievi. Gli dissi: “Se non arrivi a fare carriera in Serie A, vengo a cercarti, a picchiarti”. Ricky Massara mi faceva una testa così, per lui e per Antonucci. Frattesi è il prototipo del centrocampista moderno: se io fossi all’Inter, lo prenderei subito. Ma qui a Salerno ne ho uno simile: Ederson".
ZHANG - "Zhang padre? Non è un umano. È un semidio. Ricordo cene opulente nella sua residenza, io lui e Capello. Una volta io e Fabio eravamo a tavola con Lippi. Jindong scese dai piani alti per salutare Marcello, una divinità in terra. Nessuno lo vedeva mai, era un figura mitologica".
SCUDETTO - «No, non è banale. È che mi mette in difficoltà: la mia Inter, il Milan di Massara, il Napoli di Luciano. Non le rispondo»
GIOIA PIU' GRANDE - «Quando Lamela, alla prima con la Roma, segnò con un sinistro all’incrocio. Sentii una bottiglia rompersi dentro di me».
PLUSVALENZE - «Mi inorgoglisce il fatto che le mie siano state tutte dirette, inconfutabili, inattaccabili, senza incroci. E questo lo dico anche per la Roma e i suoi tifosi».