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A farsi i conti, ecco, sarebbe un anno. Un anno pieno di tutto. Di vittorie, chiaramente. Ma anche di altissimi, qualche basso. E sorprese. Oh, quante sorprese. Come in quel luglio dello scorso anno, quando la Juve, dopo settimane di chiacchiericcio, presentava al mondo il nuovo metodo d'assalto alla Champions: avrebbe indossato la maglia numero sette, e in tutto il mondo era conosciuto come Cristiano Ronaldo. Una svolta epocale: in campo, fuori. Soprattutto fuori. Con il sorriso di Cristiano, concreto e sincero. Che prometteva: 'Sono qui per regalare quella gioia alla Signora'. 

365 GIORNI - Accadeva un anno fa, sì. A farseli, quei conti. Accadeva un anno fa che il Real Madrid arrivava a Torino per i quarti di finale di Champions League, quelli conquistati con le unghi e con i denti contro il Tottenham: era stato decisivo Gonzalo Higuain, poi scaricato con tanto di ringraziamenti. E un anno fa, sì, proprio un anno fa, Cristiano Ronaldo puniva la Juve come meglio non poteva: con un'acrobazia incredibile, frutto di qualità balistiche impareggiabili nel calcio antico e in quello moderno. 3-0 netto per il Madrid, bianconeri che poi sarebbero stati costretti a inseguire un risultato assurdo al Bernabeu. Sfiorato, quasi afferrato. Poi sfumato. Ma che ha figliato tantissimi attimi futuri: su tutti, l'applauso di cuore del popolo juventino davanti alla rovesciata fattasi gol proprio del sette, quella volta in maglia blanca. Ronaldo osservava, si faceva fiero. E ringraziava con un inchino, covando all'oscuro di tutto e tutti un desiderio: un'altra pagina del suo incredibile diario calcistico l'avrebbe vissuta in quello stadio. Accadeva un anno fa, sì. E sembra passata un'era geologica.