commenta
Il costume nuovo dai tratti verdi s'è trasformato in un vecchio classico di Halloween: quello del fantasma. Non c'erano zucche e bambini in preda a una necessità impellente di dolci, allo Stadium: però la storia dello scherzetto e del dolcetto sa diventare metafora di una partita che resterà impressa (e non di certo impresa). Per il risultato finale, sì. Soprattutto per come ci si è arrivati. Per la capacità poi di risorgere sempre dalle ceneri: robe di motti, ma anche di necessità. Perché questa Juve avrà pure imparato bene a soffrire e a incassare, però anche a mettersi in condizioni estremamente complicate.    

DA 'BUH'- Inutile raccontare favole, quella di ieri sera è stata una storia dai tratti horror nonostante il lieto fine. E' che lo spavento, al gol di Kouame, è stato grande: la Juve era mezza scomparsa nei condizionali di una partita pesante, per gambe e ritmi bassi; il giropalla lento è stato più fastidioso del solito e meraviglioso Radu, almeno tre volte in stato di grazia sui liquidi tentativi degli attaccanti.  Classica serata in cui serviva un guizzo, una palla dentro, un tocco di talento di Ronaldo volto a scardinare un destino che s'era già organizzato in quattro mura, pronto a chiudere la Signora al secondo piano nel castello che è solita dominare. 'Buh', sì. 'Buh' proprio come i fantasmi: che in campo, sotto il mantello dell'invisibilità, c'erano in parecchi. Almeno fino al 90', quando neanche la superiorità numerica aveva ritrattato i conti con la sorte.  

A SSIUU - Dal 90 al 95 è un'altra partita. D'intensità, di agonismo. Di felice disperazione, di assalto senza senso e senza paura. Cristiano ritrova la corona in un angolo e si rimette a dettare legge, praticamente per caso: una palla dentro di Dybala e mette lo zampino. Esplode il mondo Juve, non il Var: il fuorigioco, segnalato col silent check più veloce di sempre, spegnerebbe tutti i riflettori dello Stadium in un colpo solo. Fortuna che la determinazione di questa squadra ha un generatore a parte, e ad alimentare il forcing finale c'è un signore che ha deciso finali di Champions e che mica si perde nella pioggia, nelle occasioni sprecate, in un colpo di testa che in mille altre storie sarebbe finito dentro. Dribbling, fallo, palla sotto al braccio e 11 metri a decidere il suo destino: non sbaglia mai, CR7. Neanche nelle serate in cui si traveste da fantasma. In cui scompare e si diverte a ritornare. Era uno scherzetto, s'è fatto dolcetto. Ad Halloween i mostri vengono sempre fuori.

ALTRO CHE SARRI - "P​assava il tempo, avevamo un po' d'ansia, volevamo vincere perché eravamo secondi in classifica". L'epilogo è che anche Cristiano sente la pressione di Conte, e che a proposito di mostri pure la classifica dà i suoi gradi di preoccupazione. Decisamente rilevanti. E un po' paradossali: perché a differenza di Sarri, qualcuno quell'elenco di squadre lo guarda. Lo scruta. Lo studia. Ci ricama sopra una prestazione, e da quella si fa dare spunti e ambizioni. Per ora è un pungolarsi che porta i frutti, praticamente a entrambi. Alla lunga? Solitamente vince chi sa reggere meglio la pressione: la Juve in campo ha mostrato una capacità incredibile di restare sul pezzo; i nerazzurri un filo meno. Sarri però non dica che non sente il fiato del nemico: è una bugia bianca, che però non è che porti frutti.