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Premessa: il calcio è uno sport collettivo e non individuale. Ma volendo operare una semplificazione in chiave juventina, la serata di Nations League di ieri ci ha restituito un Cristiano Ronaldo sconfitto da Adrien Rabiot. La Francia ha infatti vinto 1-0 in Portogallo, qualificandosi per la "final four" che deciderà fra qualche mese la vittoria finale del torneo, mentre i lusitani restano con l'amaro in bocca: niente primo posto nel girone e CR7 che non alimenta il suo ruolino da record (l'iraniano Ali Daei resta a +7) e non potrà bissare il trionfo nella scorsa edizione, la prima in assoluto.

NON STRAFARE - La settimana portoghese di Ronaldo non è però finita ieri. Martedì sera ci sarà ancora un match contro la Croazia, ininfluente per il Portogallo (non per i croati, che si giocano la "salvezza" in Lega A con la Svezia di Kulusevski, ieri in gol). Il fuoriclasse della Juventus avrà da pensare solo a incrementare il suo bottino ma senza rischiare troppo, che poi c'è da rientrare a Torino e riprendere il cammino col club bianconero.

DIAMO I NUMERI - Un cammino bianconero che sta zoppicando, o quantomeno stentando a decollare sotto la giovane gestione di Andrea Pirlo. E a chi aggrapparsi se non al più forte (e stipendiato) di tutti? L'impatto di Ronaldo in questa stagione è eloquente: il 30% delle conclusioni totali della squadra in campionato (in Champions lui deve ancora "debuttare") sono sue, e un tiro nello specchio ogni due finisce per gonfiare la rete. Quando è tornato dal Covid, contro lo Spezia, quello che sembrava l'ennesimo pari contro una medio-piccola si è rapidamente trasformato in una vittoria in grande stile.

DOPPIO FILO - In attesa soprattutto che Paulo Dybala torni il giocatore meraviglioso che sa essere (e che vorrebbe essere così riconosciuto anche nel libro paga di Agnelli) Cristiano Ronaldo è l'ancora a cui allacciare le sorti offensive della Juve. Per smaltire le Nations-delusioni al meglio e rintuzzare il suo quadruplo "assalto alla diligenza": alla Serie A, alla Champions, a Messi, a Pelè. Una commistione di obiettivi individuali e societari, che passa attraverso il suo influsso sui compagni e l'intesa con Morata, Kulusevski & co.