GLI AGNELLI - Andrea Agnelli non è di sicuro un cherubino in mezzo a tanti demoni, pure lui sa farsi i suoi interessi, ma pensare possa avere forzato la mano affinché la ripresa delle attività slittasse ai primi di maggio è puro qualunquismo, dettato dall’avversione cronica di parte di questo Paese nei confronti della Juventus e degli Agnelli. Non nego il peso specifico di questa famiglia, soprattutto negli anni in cui al timone di essa c’era l’Avvocato, ma in una crisi sanitaria così grave penso che la prima parola non spetti agli Elkann o ad Andrea, bensì sia esclusiva di medici, scienziati, ricercatori. In questo momento la stella polare sono loro, e a ciò che dicono e consigliano costoro si attengono pure gli Agnelli.
PERSONE, NON NUMERI - I bollettini quotidiani diramati dalla Protezione Civile parlano chiaro, e ci dicono che la bufera non è ancora passata. I contagi stanno diminuendo, ma il virus continua a circolare e mietere vittime. Ad oggi si contano ancora 619 morti. Il totale è di oltre 19mila. Sono persone, non numeri. Difronte ad una situazione del genere, l’uomo comune – e quindi anche Andrea Agnelli – non può che prendere atto di una situazione a rischio. Chi non lo fa probabilmente vive nel paese di Alice.
LA PAROLA DEI MEDICI - Rinviare la ripresa degli allenamenti al 4 maggio non è un piacere fatto alla Juventus per permettergli di far rientrare dall’estero i giocatori, è una decisione presa nell’interesse di tutti i calciatori, compresi quelli della Lazio rimasti in Italia. Non è stato ordito un complotto ai danni di Lotito, nessuno ce l’ha con la Lazio, è stata solo presa una decisione saggia, dettata dalla situazione sanitaria contingente. Una decisione obbligata. Non da Agnelli, ma dal signor Covid. Tra un medico che dice “non siamo ancora fuori pericolo” e un presidente di club convinto che “il virus se stà a ritirà” e si possa riprendere l’attività fisica sanificando i centri sportivi, a chi dobbiamo dare retta? Personalmente non ho dubbi. Ma magari Diaconale sì.