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Quante volte si sente dire che è importante saper vendere? Pierre Kalulu e Moise Kean sono due esempi di questo. Il difensore francese, arrivato alla Juventus quasi come un riempitivo, in poco più di un mese, è diventato un colpaccio di mercato o, visto dalla prospettiva milanista, scrive Repubblica, "il seme di un pentimento, lo specchio di un rimpianto, il pretesto per mangiarsi le mani".
 

Rimpianto Kalulu per il Milan: perché è stato ceduto alla Juventus


Kalulu sembrava costato tantissimo: 3,3 milioni per il prestito annuale, 14 per l’eventuale riscatto a fine stagione, senza alcun  obbligo né vincolo, ma non sarà così. La Juve il riscatto lo ha già pianificato. Ma perché il Milan lo ha lasciato andare senza tanti pensieri? Per i rossoneri, si legge sul quotidiano, "Kalulu era ormai un giocatore marginale, nonostante fosse stato una colonna nell’anno dello scudetto. E inoltre era stato pescato dalla coppia Maldini-Boban, un prodotto della vecchia gestione. Anche altri giocatori in situazione analoga sono stati ceduti  frettolosamente. Quando il Milan ha comprato Pavlovic e Kalulu è diventato il nono (e ultimo) difensore della rosa di Fonseca e quindi un esubero, a Torino hanno annusato un affare poi chiuso in due giorni.
 

Kean-Juventus: la scelta di mercato


Il Milan ha quindi preferito accontentarsi della prospettiva di una plusvalenza discreta, perché nel suo giudizio tecnico Kalulu era più scarso di Tomori e Gabbia, di Thiaw e Pavlovic, di Emerson Royal e Calabria e non garantiva prospettive di crescita. Un giudizio, evidentemente affrettato. Proprio come quello della Juve,  aggiunge Repubblica,  che ha fatto ragionamenti simili su Moise Kean: dopo una stagione da zero gol a Torino hanno preferito monetizzare che aspettare ancora. Per la Juventus era un talento definitivamente inespresso. Il campo sta dimostrando il contrario.