IL PASSAGGIO ALLA JUVE - "Chi me l'ha detto che mi voleva la Juve? Il mio procuratore, gli ho chiesto di ripetermelo con calma. Paura di non essere all'altezza? E' stato più l'orgoglio di guarda indietro ai tempi in cui la Juventus e la Serie A sembravano lontani".
IL SALTO DAL MONZA ALLA JUVE - "Mi sono trovato subito a mio agio, tant'è che quando sono tornato dal ritiro ho detto alla mia famiglia: questo è il mio posto. Per assurdo, ci ho messo meno ad ambientarmi qui che altrove. Quando accompagno mio figlio Riccardo all'asilo passo vicino allo Stadium, non posso fare a meno di pensare che sono felice".
IL RAPPORTO CON L'INTER - "Non porto rancore nei confronti dell'Inter. Non dimenticherò mai come mi sono stati vicini quando ho perso mio padre a 13 anni. Sono arrivato che non avevo ancora 7 anni e l'ho lasciata a 19. Nei cinque anni di prestito mi ha permesso di rimanere in piedi. Non ho mai davvero creduto in un ritorno all'Inter. Se però fosse successo avrei voluto farlo dalla porta principale. La comparsa non l'avrei mai fatta".
GLI IDOLI - "In famiglia erano tutti milanisti, io ho sempre ammirato più i giocatori che le squadre: Kakà, Abbiati, Zanetti e Julio Cesar, Buffon e Del Piero, la cui reazione allo schiaffo di Cufré per me ha un valore immenso. Ho ammirato Handanovic: un sogno allenarsi con lui e ricevere i suoi consigli".
COSA DIRA' INTER-JUVE - "Non credo dirà realmente chi siamo. Siamo una squadra nuova e ci serve tempo".