commenta
Federico Ruffo, giornalista dell’inchiesta di Report su Juventus, bagarinaggio e i rapporti tra 'ndrangheta e ultras, è intervenuto ai microfoni di Tuttonapoli per commentare quanto successo negli ultimi mesi: “Cosa si prova? Paura. Il danno peggiore non è stata la cosa in sé, ma la paura, paura per le persone a me vicine. Non sono sposato, non ho figli, ma vivo con i miei genitori, e per la prima volto ho dovuto temere per la pelle di qualcun altro. Mai prima d’ora qualcuno aveva dovuto rispondere per me, per ciò che io decidevo di fare. E’ stato in quel momento che l’ago della bilancia delle cose importanti si è spostato. Non è stato un periodo facile, i primi giorni era faticoso spostarsi da casa, andare a lavoro, poi il tempo ha risanato, in parte, la ferita. Il calcio è un atto fede, non sente ragioni, non sente scandali, ha anticorpi tutti suoi, qualunque cosa succede il calcio  e il tifo si autodifendono e trovano la giusta cura. Il calcio non attira mai quando ne parli mai, e così, se metti in dubbio il credo calcistico ti massacrano. Non dimenticherò mai un particolare di quella notte di novembre, avevo ancora i vestiti che puzzavano di benzina quando arrivò un messaggio che diceva: “Ruffo è credibile solo da torcia umana”. Ancora oggi rabbrividisco al pensiero, ma ce l’ho appeso al muro, per ricordarmi tutti i giorni chi sono e chi non devo essere".