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Nell'ultima mezz'ora della partita di ieri sera tra Zenit San Pietroburgo e Juventus, terza giornata di Champions League, i bianconeri hanno giocato con un 4-3-3 puro, che si è sostituito al 4-4-2, tavolta "spurio", che ha caratterizzato l'inizio della stagione. Con l'uscita di Bernardeschi e l'ingresso di Arthur, infatti, Allegri ha dato questa forma al suo centrocampo: un regista, ovvero il brasiliano; una mezzala, in questo caso Bentancur ma può essere anche Locatelli; un cursore, in questo caso McKennie ma può essere anche Rabiot. Ciascuno con la sua caratteristica, il perfetto centrocampo a tre!

Con questa conformazione ben definita di centrocampo e attacco (davanti due ali pure come Chiesa e Kulusevski, finalmente nel suo ruolo naturale, e Morata centravanti), pur con la variante negli ultimissimi minuti del jolly Ramsey al posto di Bentancur, la Juve ha progressivamente limato la manovra fino a costruire il gol vittoria.

Ora, vi ricordate cos'avevamo detto dopo Juve-Roma? Il ritorno di Arthur ha permesso di avere in campo un playmaker vero. E la formula che avevamo ritenuto perfetta per la mediana bianconera era proprio quella che ieri Allegri ha potuto schierare dal minuto 58: regista, mezzala, cursore. Arthur, uno tra Locatelli e Bentancur, uno tra McKennie e Rabiot (e Ramsey dove serve a seconda delle necessità). Così disposti, un arcigno Zenit è stato battuto. Solo coincidenze? Ce lo dirà il resto della stagione, insieme all'integrità fisica di Arthur. Intanto, una cosa è certa: la Juventus ha ora a disposizione tutte le possibili soluzioni tattiche là in mezzo. Mica poco.