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Le parole di Fabrizio Ravanelli a La Stampa:

LA SUA JUVE - «Che quadriennio fantastico quello passato alla Juve. Sono arrivato giovane: per me era il sogno nel cassetto, giocare nella mia squadra del cuore. In quegli anni abbiamo vinto tutto: scudetto, Coppa Italia, Supercoppa, Uefa e poi la ciliegina della Champions che fu di tutti, non solo mia anche se con 5 gol fui capocannoniere di quella squadra. Anni strepitosi, un ricordo pieno di affetto perché la Juve è stata anche una scuola di vita».
 
GRUPPO E VIALLI - campioni che hanno vestito il bianconero ma quella Juve era inimitabile e irraggiungibile: ragazzi uniti che remavano insieme e si completavano sul campo, gladiatori che buttavano il cuore oltre l’ostacolo, sempre. Vincevano le partite nel tunnel degli spogliatoi guardando negli occhi gli avversari. E poi c’era Vialli, il mio punto di riferimento quando arrivai a Torino. È sempre stato il mio idolo, il prototipo del calciatore che volevo essere, ho cercato di prendere da lui il massimo. Era il capitano, sempre pronto a dare l’esempio e una mano a tutti».
 
CHAMPIONS E AGNELLI - «In quella vittoria confluirono il desiderio dei giocatori e la stentorea volontà della società che si riflette in una dinastia. La Juve è la famiglia Agnelli e la famiglia Agnelli sarà sempre la Juve in una simbiosi perfetta e non più creabile. Non è pensabile una Juventus senza gli Agnelli».