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Andrea Pirlo oggi l'ha spiegato chiaramente nella conferenza stampa pre-Cagliari: Aaron Ramsey è un giocatore preziosissimo nello scacchiere di una grande squadra... quando gioca! Sì, perché il centrocampista gallese, intelligente tatticamente e a proprio agio nel toccare il pallone con precisione anche in un fazzoletto, ha su di sé una spada di Damocle chiamata "integrità fisica". Nella sua carriera Ramsey ha fatto spesso i conti con gli infortuni, ma ora che ha 30 anni la situazione continua a peggiorare.

Senza magari acciacchi eclatanti, spesso e volentieri Pirlo deve rinunciare a lui per lievi affaticamenti, dolorini vari, fastidi che sommati e continuati costringono l'allenatore della Juventus o a non convocarlo oppure, come capita spesso, a doverlo centellinare anche se formalmente è a disposizione, magari per inserirlo nell'ultima parte di gara. Domani contro il Cagliari, un po' a sorpresa, non ci sarà. Ennesimo guaio muscolare.

A questo punto fare dei discorsi, anche insistenti, in chiave mercato, è inevitabile. Il valore assoluto del giocatore, come affermato da Pirlo, non si discute. Ma la Juve non si può permettere di tenere in organico uno stipendio da 7 milioni annui che non garantisce nessuna continuità fisica. Se a questa considerazione aggiungiamo che il club bianconero si trova in un momento di transizione generazionale e che Ramsey è un parametro zero con ancora due anni di contratto davanti a sé, viene da sé, con immutata stima per le sue qualità, metterlo sul mercato per provare a monetizzare con una bella plusvalenza.

Già, ma dove può andare? La destinazione fino a oggi più accennata è quella inglese: un ritorno in Premier League che lui, diventato grande nell'Arsenal, apprezzerebbe moltissimo. E dall'altra parte, in Inghilterra che è più facile trovare società in grado di scucire cifre adeguate.