LA VINCE LUI - Quarto gol in quattro partite, prima doppietta stagionale e reti alla Juve che diventano 27 in 67 partite. Niente male. E niente mugugni, soprattutto e in particolare da parte sua. La sensazione che lascia, anche la gara con la Lazio, è che a cambiare sia stato l'atteggiamento e non solo un evidente miglioramento di condizione fisica: oggi Dusan è più leggero, meno infastidito dall'intorno (e certamente dal dolore), per questo più efficace nei momenti in cui la palla scotta e c'è da portare la Juventus al di là delle proprie paure. Il primo gol è una perla. Poi fa il secondo personale e terzo di squadra e quasi te lo dimentichi: è segno di super potenza. E di una ruota girata esattamente come e dove voleva lui: tutto ciò che tocca, destro o sinistro, è un pallone pronto a trasformarsi in oro e in applausi dei tifosi. Mai così orgogliosi di lui, dopo essersi schierati senza paura tra le sue potenzialità.
DIVERSO - Potenzialità che DV9 ha trasformato in fatti, o almeno in un inizio di campionato decisamente differente dal precedente, finalmente ai livelli del suo periodo alla Fiorentina tanto decantato. La realtà è che, rispetto ai tempi in viola, Dusan è pure migliorato. Gioca di più con la squadra, senza aspettare che quest'ultima gli giri attorno. Si prende le responsabilità e dà la carica. Guida. Fa da leader. Stavolta con i numeri sotto al braccio e il sorriso sulle labbra. Quello che ha cambiato tutto, più delle reti, più della condizione fisica: ora è il centravanti giusto per la Juventus perché è lui a sentirsi giusto per questo gruppo. E tanti saluti a Lukaku...