Già, perché se ora sono tutti contro tutti, non meno di due estati fa, nel bollente 2018 che ha portato Cristiano Ronaldo alla Juventus, erano tutti d'accordo: è Carlo il top player del Napoli, altroché CR7. Orfana di Sarri, e che beffa vederlo ora in bianconero, la Napoli del pallone si era subito ricompattata attorno al nuovo allenatore, pensando che rappresentasse davvero un upgrade. Al blasone della squadra, al mercato, ma soprattutto alle fantasie di chi aveva appena concluso il campionato più aperto degli utlimi anni. Aver toccato con un dito lo Scudetto non ha fatto perdere il morale, anzi, lo ha rinvigorito e Ancelotti, a differenza di CR7, non aveva "la data di scadenza".
Si è quindi parlato di ciclo, ma nella polveriera in cui è finita la squadra degli ultimi mesi, nemmeno Ancelotti è riuscito a restare a galla. "Inadeguato", "cambia il dottore, ma resta il tumore", "contento di non vedere più il figlio fare il professore", sono tanti i messaggi lanciati via social dai tifosi azzurri, divisi nel profondo, tra chi pensa all'occasione persa e chi, invece, non vede l'ora di far ripartire la squadra. Bollito o no, Ancelotti è difficile da discutere, specialmente di fronte all'evidenza che Napoli rappresentasse una sfida al ribasso rispetto le abitudini dell'allenatore italiano tre volte campione d'Europa.