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La credibilità non è un concetto giuridico, Appartiene, piuttosto, alla sfera dell'opinione pubblica o della comunicazione, Qualcosa può essere credibile, ma non vera. Relativa eppure percepita come assoluta. E' un meccanismo tipico della gogna mediatica. Della fuga di notizie parziali che diventano, proprio perchè “sottratte”, certe.
 
La sentenza popolare che voleva la Juventus colpevole, già con la semplice apertura dell'inchiesta Prisma e le decine di “preziose” rivelazioni, è stata abilmente costruita su questo meccanismo; fuga di notizie, pubblicazione, condanna, Chissà chi le dava certe notizie scelte ai giornalisti? Chissà perché si era definiti colpevoli non solo prima ancora del dibattimento, ma addirittura prima di farsi qualche domanda sulla ratio procedurale del processo. Durante il ciclone abbattutosi sulla Juventus, i pochi che si appellavano alla prudenza venivano tacciati di juventinismo marcio, di antisportività, d' infamia. Ora quell' inchiesta perde un pezzo dopo l'altro. Anzi perde i magistrati che l'hanno creata.
 
All'inizio il pm Santoriello, quello che andava contro la Juve “perché era contro il malaffare” fu dapprima difeso dall' Associazione Magistrati perché il suo “odio antijuventino” era annoverato tra espressioni di tipo calcistico. Poi venne costretto alla rinuncia a comparire davanti al Gup e, a breve giro di posta,  prontamente promosso/rimosso ad altra sede: goodbye Torino, goodbye Prisma. Eppure i giornali non si scaldarono più di tanto. Tanto imponenti e ben articolate risultavano le accuse nei confronti della Juventus.
 
Intanto altre società calcistiche accusate di plusvalenze fittizie, venivano assolte dalle procure di mezza Italia, però le accuse contro i bianconeri restavano in piedi. L'inchiesta Prisma, dunque, non era ancora sfociata nel dibattimento, ancora non era stata certificata la sua legittimità procedurale, ma la giustizia sportiva aveva già condannato la Juve, perché doveva fare presto, perché lo show doveva andare avanti, perché era tutto chiaro e certificato.
 
Ora, il fondamento sui cui la Juventus è stata giudicata e condannata dalla Procura sportiva è saltato, perché la Cassazione ha decretato che la Procura torinese non poteva né indagare, né rimandare a giudizio: è la Procura di Roma quella deputata a farlo. Si ricomincia, dunque, dalle indagini preliminari. Ma su quella stessa base, oggi smontata (la Prisma della Procura di Torino) la Juventus è stata già condannata e non è andata in Champions.
 
Basterebbe questo cortocircuito kafkiano per chiamare in causa un altro napoletano.  Totò e il suo  “Ma mi faccia il piacere!