Ora, sarà il caso di ricordare come la cultura del sospetto annoveri tra i suoi massimi rappresentanti tre pensatori che hanno fondato la nostra modernità: Marx, Freud, Nietzsche. Per Marx le ideologie dominanti celavano soprattutto il fine di mantenere gli interessi di una classe su un'altra. Nietzsche considerò le morali imperanti fragili e ipocrite. Freud svelò che l'uomo era mosso anche da forze inconsce. Insomma il dubbio e la critica come disvelamento e relativizzazione di ciò che pare immutabile e assoluto. Non capiamo quindi di quale lesa maestà parli Gravina. Non si dovrebbe criticare un processo già celebrato sui media che dichiara, in anticipo, la Juventus colpevole? Sta bene che uno dei magistrati protagonisti dell'inchiesta Prisma dichiari il proprio odio preventivo contro la Juventus? E' giusto che in un pubblico dibattimento il procuratore Chiné si esprima come fosse al bar: “La Juventus deve stare dietro la Roma”? Sembra auspicabile una giustizia che nega l'accesso di documenti alla difesa e quando si tratta di quest'ultima richiede “rapidità” mentre, al contrario invoca, per sé, dilazioni a piacimento?
E, per tornare alla recente intervista a “Il Mattino”, davvero sono le vicende che riguardano la Juventus quelle che “danneggiano l'immagine del nostro calcio?” Gravina nel 2018 non aveva promesso cambiamenti epocali, che non sono mai pervenuti? E lui dov'era quando l'Italia è stata eliminata dalle qualificazioni ai mondiali? Domande e dubbi che apparterrebbero secondo il Presidente della F.I.G.C. alla “cultura del sospetto”. Diciamo, intanto, che almeno un sospetto è diventato certezza. Il magistrato Santoriello (tifoso del Napoli e odiatore pubblico della Juventus) “sospettato” di non essere adeguato a ricoprire il suo ruolo di Pm contro la Juventus, ha deciso di fare un passo indietro e di non presentarsi all'udienza preliminare del 27 marzo. Cultura del sospetto o della certezza?