Roma non è stata costruita in un giorno, si dice spesso, richiamando la stessa retorica calcistica che abbiamo citato poc'anzi. Quello a cui si riferisce questo proverbio, però, non è tanto a case e magnifici edifici, quanto a quel complesso sentimento di appartenenza che ha reso un impero non solo unito, ma anche funzionale. E la stessa Roma ha iniziato a scricchiolare - per poi cadere rovinosamente - quando ha smesso di adeguarsi ai cambiamenti dettati dai tempi. Sarri potrà sembrare un barbaro invasore, a chi crede che il metodo Juve rappresenti il successo, ma si rischia di essere troppo superficiali. Perché non si gioca mai da soli. Così, mentre il Liverpool raccoglie da due anni il lavoro quinquennale di Klopp, il City sembra aver assimilato la rivoluzione Guardiola anche in Champions dopo tre stagioni, o il Real Madrid, che al contrario sta affrontando il momento più critico degli ultimi dieci anni, sente il bisogno di novità: sembra impensabile credere che la Juventus possa passare indenne dal correre dei tempi.
Ed i tempi dicono "gioco". Non perché conti più del risultato, ma perché è sempre più complesso raggiungere il secondo senza il primo. Si possono collezionare Scudetti su Scudetti, ma incappare sempre negli stessi errori. Ecco, Martusciello ha ragione, quando sottintende che vincere aiuta a nascondere la polvere sotto il tappeto. E Sarri, con Martusciello, ma non solo - anche grazie ai veterani Chiellini, Buffon e Barzagli - sta provando a sbatterlo dal terrazzo, quel tappeto. Da sotto, forse, si vedranno i mucchi di polvere cadere, si tirerà un anno di starnuti, ma ritardare il necessario fa più danni di un breve - e contenuto - periodo di sofferenza. Che poi, ancora il campionato deve finire.