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Paul Pogba è tornato ad allenarsi in gruppo e punta all'esordio stagionale con la maglia della Juventus: l'obiettivo è quello di essere in campo il 2 novembre contro il Paris Saint Germain o, al massimo, il 6 dello stesso mese per il Derby d'Italia contro l'Inter. E, da quel momento in poi, avere altre due partite a disposizione (Verona, 10 novembre, e Lazio, 13 novembre) per guadagnarsi la convocazione ai Mondiali.

La Juve attende con trepidazione il ritorno in campo di quello che è stato l'acquisto più importante e suggestivo dell'ultimo mercato, perché ad Allegri e al gioco dei bianconeri servirebbe come il pane un giocatore come il vero Pogba. Ad oggi, in attesa di vedere in che occasione il Polpo riuscirà davvero a tornare a giocare, l'operazione Pogback lascia ancora molti dubbi, per la sua origine e per come è stata gestita la fase dell'infortunio. La netta sensazione è che il francese abbia avuto e abbia tuttora il coltello dalla parte del manico, e che la Juve sia stata sempre succube delle sue decisioni...

Ci sono tre episodi chiave che descrivono il ruolo di subalternità (o vogliamo chiamarla sudditanza psicologica?) della Juventus rispetto a Pogba. 

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