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L'ex fuoriclasse della Juventus e presidente della Uefa Michel Platini ha concesso un'intervista a La Gazzetta dello Sport, nella quale ha analizzato il momento e i punti di forza della formazione di Massimiliano Allegri. "Rivedo la Juve del Trap, questa di Allegri è la Juve storica. Con valori forti: un blocco concreto, unito. Una squadra che gioca in contropiede e segna di furbizia e potenza, vedi il gol di Vlahovic. Che si fonda sulla difesa, da sempre il suo Dna. Un tempo Zoff, Gentile, Cabrini, Scirea, poi la BBC più Buffon. Agnelli anni fa mi disse: Il problema sarà sostituirli". 

ATTACCANTI - "Vlahovic? Non lo conoscevo, ma l’impressione è che sia davvero forte. Se segna sempre così... Dybala mi ha commosso e divertito quando si è steso sul campo come me nell’Intercontinentale. Gli ho fatto arrivare un messaggio. Bello vederlo giocare: forte, tecnico, mancino. Sivori, non Platini".

CRITICHE ALLEGRI - "Ti adatti ai giocatori. E rafforzarsi non è facile, ci sono club che hanno più soldi. Rispetto al calcio inglese quello italiano è meno offensivo, ma in Inghilterra è tutto bello, stadi, pubblico, campo, tv, giocatori, poi arrivano in Italia e non beccano palla. A me non dispiace questa varietà, ci sono Guardiola e Allegri. Due squadre che si affrontano con il tic-toc sono noiose".

RONALDO - "Con tutta la stima per lui e Messi, io a 32 anni ho detto stop. Potevo andare al Barcellona, al Marsiglia, ma volevo essere identificato con il club con il quale avevamo scritto la storia. Ronaldo era il Real e Messi il Barça, io non sarei andato in un altro grande club, ma in Usa o Cina".

CHAMPIONS LEAGUE - "Questa mi piace, quella a 36 no. Sarà come quando c’erano due fasi a gruppi, noiosa, ma dovevano accontentare i club. Un po’ come pensare a un Mondiale ogni due anni soltanto per far soldi: il valore è nella rarità. Ma è tutto il calcio professionistico che deve cambiare governance: serve una Lega composta soltanto da presidenti. Uefa e Fifa si occupino di nazionali, di dilettanti. Ho detto Lega, non Superlega: una struttura amministrativa. Non sono d’accordo con un campionato chiuso, per pochi, che in Europa non si può fare".

FUTURO NEL CALCIO - "Ho 66 anni, non stringo più mani ipocrite, mi godo moglie, famiglia, nipoti. Nel calcio non ho più sogni. Forse mi piacerebbe impegnarmi per i giocatori, affinché prendano il potere nel calcio. Ci penserei su. Non rispetto Infantino e Ceferin, ma lo dico con leggerezza: facciano quello che vogliono, io sono fuori. Invece non perdonerò mai chi mi ha accusato falsamente e fatto uscire dal calcio. Hanno vinto ma io cercherò sempre giustizia".