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Miralem Pjanic si è raccontato, a margine dell'evento a cui ha presenziato a Milano per Imperial Fashion - lo scorso 23 ottobre, in una lunga intervista per Esquire. Ecco alcuni dei passaggi più significativi, in cui Pjanic racconta il suo modo di intendere il calcio e accenna a come si stia divertendo alla corte di Maurizio Sarri. 

CAMBIAMENTO -  "Il calcio moderno va incontro alle mie caratteristiche. C'è stato un cambiamento radicale, ma dipende da cosa chiede l'allenatore. E' il responsabile del gruppo, deve portare avanti le idee per il bene della squadra. Mi sto divertendo molto, mi piace il modo di giocare".

SULLE LETTURE DI GIOCO - "E' un aspetto che ho curato, provo a migliorarmi di continuo. E' fondamentale intercettare i segnali visivi del portatore di palla. Mi piace giocare di prima, vedere la giocata in anticipo".  

SUI MIGLIORAMENTI - "L'età non conta quando sei un perfezionista, si tratta di un dettaglio. Se vivi con l'ambizione di fare qualcosa in più, trovi uno stimolo. Voglio eseguire al meglio i miei compiti e rispondere con precisione alle richieste che mi vengono fatte".

SULLA FIDUCIA - "Ne ho molta in me stesso, non potrebbe essere altrimenti. Ogni sportivo dev'essere forte nella testa, altrimenti non va avanti. Non è semplice essere sempre sicuri di sé. Quando si è giovani è difficile trovare un equilibrio. E' un up and down continuo, devi essere bravo a tirare dritto. Sono abituato a non vedere nulla di impossibile o irrealizzabile". 

SUL RAZZISMO - "Provo rabbia e dispiacere, il razzismo è ignoranza totale. Servono gesti forti e punizioni esemplari, individuando i responsabili e cacciandoli dal calcio". 

SUL RUOLO DI ALLENATORE - "E' affascinante e difficile. Sono stimolato dai diversi metodi degli allenatori, dall'altra mi rendo conto che gestire un gruppo è difficile. Se riuscissi a rubare qualcosa da tutti gli allenatori che ho avuto, sarei un grande tecnico. Non la scarto come opzione".