Regista, sì, ma senza obbligo di palleggio. Anzi, con Allegri il compito di Pjanic era quello di far scivolare la palla velocemente verso le mezzali, cercando di far confluire il gioco verso le corsie laterali. Non certo a dialogare con i due centrali difensivi, sperando di adescare gli avversari in pressione. Interpretazioni differenti che hanno mostrato lacune evidenti nella seconda parte di stagione, complice anche una condizione fisica non eccezionale. Poi, se si aggiunge l'exploit di Rodrigo Bentancur, che Pjanic non sarebbe stato un punto fermo si è cominciato a palesare sempre di più.
Una dimostrazione che ha portato alla rottura e, conseguentemente, alla cessione. Una plusvalenza che, tutto sommato, contando anche Arthur che arriva in dote dal Barcellona, lascia meno amaro in bocca nella separazione, visto che Pjanic per certi versi sembrava aver trovato la sua dimensione adatta alla Juventus. Una Juventus che, malgrado tutto, farà ancora parte del suo presente e del suo prossimo futuro. Se non altro, potrà lavorare in previsione Barcellona, cercando di dare il massimo in questi ultimi mesi bianconeri e farsi trovare in forma nella sua prossima esperienza. L'ultima, probabilmente, ai vertici: i trent'anni sono stati anche una ragione valida che ha spinto alla cessione, anche se - guardando l'età media della rosa - potrebbe non essere stata la principale.