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Lo stesso copione. La stessa scena. La stessa sensazione di dentro o fuori, e sullo sfondo un allenatore convinto di avere chance di permanenza affidate esclusivamente a un risultato (anzi, più di uno in questo caso). Le parole di Andrea Pirlo sul futuro sono un'infedele riproduzione di quanto dichiarò Maurizio Sarri nello scorso agosto: non è una gara a determinare il futuro di un progetto. Non sono novanta minuti a stabilire se un allenatore sia in grado o meno di avere gruppo, obiettivi, ambizioni giuste. 

SENZA DILETTANTI - "Non credo che la società deciderà in base a domani. Si sono fatti un'idea durante la stagione su ciò che stato fatto quest'anno". Così Pirlo, che spera di continuare perché si sente l'allenatore giusto per la Juventus. E vincente, poi: così com'è stato da calciatore. Maurizio Sarri non aveva lo stesso curriculum ma di certo prima del Lione ha avuto gli stessi pensieri. Chiaramente, lo stile con cui li ha esplicitati era un'altra storia: "Con questa domanda stai dando dei dilettanti alla nostra dirigenza. Non fanno valutazioni su una partita o un episodio, le avranno già fatte, la loro valutazione sarà fatta a prescindere da domani". Togliendo 'dilettanti', il risultato non cambia. E indica un allenatore certamente insicuro, ma non esattamente sul patibolo. A prescindere, Pirlo vorrebbe evitare quella decisione "presa sull'onda emotiva, da tifosi", così come la definì Sarri. Si aspetta un trattamento diverso per quello che ha dato oggi e per i rapporti personali, comunque diversi. Novanta minuti decisivi, sì. Ma non di decisioni. Probabilmente, queste sono già arrivate.