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Diamo a Cesare quel che è di Cesare. Perché raccogliere un successo frutto delle proprie idee, dei propri esperimenti ha un sapore ancora più succoso, dove i meriti sono obbligatoriamente da assegnare. Per questo diamo a Pirlo quel che è di Pirlo, perché ha stravinto contro la Lazio schierando diversi giocatori fuori ruolo in un momento di profonda emergenza, trovando nei suoi uomini quella fiamma d’orgoglio che dopo anni di vittorie ancora non si è spenta e reclama ardore martedì, contro il Porto.

ESPERIMENTI VINCENTI - Come per i giocatori, anche la prestazione degli allenatori è oggetto di valutazione, e Pirlo è reduce da due gare in cui, in soldoni, le ha azzeccate tutte. Contro lo Spezia ribalta la partita mandando in campo Bernardeschi e Morata, che impiegano solo 60 secondi a confezionare il vantaggio bianconero. Contro la Lazio, invece, presenta dal primo minuto uno schieramento inedito, che in caso di sconfitta lo avrebbe esposto alla peggior critica. L’emblema risiede in una scelta, stravinta: Danilo a centrocampo. Alex Sandro centrale di difesa e Bernardeschi terzino sono soluzioni a cui Pirlo ci ha abituato in un periodo di emergenza come questo – forse e fortunatamente vicino al termine – ma il brasiliano lì, in mezzo al campo, no. Stupisce ma non sorprende, perché l’ex Porto è diventato uno dei prediletti del Maestro, che schiera dovunque e ovunque. Fiducia massima a doppio filo, contraccambiata con una prestazione tonda, senza sbavature. Quello che per Pirlo poteva trasformarsi in un suicidio tattico, è stata invece un’alta mossa azzeccata. APPROCCIO SBAGLIATO - In questo tripudio di elogi e meriti c’è un ma, grande come una casa, da eliminare contro il Porto: l’approccio sbagliato. Anche contro la compagine di Inzaghi è stato pessimo, subendo un gol che stava per mettere la partita su binari oscuri. Poi la reazione emotiva ha cancellato la macchia, che a ben vedere resta, perché recidiva. Infatti sono 5 i gol subiti nei primi 15 minuti in questo campionato, mentre nella Serie A scorsa furono solo due, ovvero meno della metà. Un campanello d’allarme che Pirlo non è riuscito ancora a sistemare, che dovrà rimanere ben silenziato contro il Porto.