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Va bene: a nessuno piace guardare indietro. Ma un passo verso ciò che è stato diventa necessario per apprezzare ciò che si è: vale nel calcio, vale nella vita, vale dappertutto perché ovunque ci sono lezioni da imparare. Andrea Pirlo sta facendo i conti con ogni aspetto del calcio, ha scoperto l'esistenza di angoli visibili solo da quella panchina. Il primo: le buone intenzioni non bastano mica. Il secondo: non solo non esistono più le mezze stagioni (ormai sono tutte congestionate), non ci sono nemmeno avversari facili da affrontare. Specialmente per la sua Juve: se non è al massimo mentalmente e fisicamente, ha blackout devastanti. 

IL PRIMO ELEMENTO - Come l'ha vinta, allora? Con la forza del gruppo. Con quel buttarsi dentro che per la legge dei grandi numeri, certe sere, sa diventare fondamentale. Un anno fa non era così: era una Juve più piatta e impegnata prevalentemente a riprovare i passi davanti allo specchio, come un ballerino dal potenziale infinito che si esibisce soltanto nel buio della sua cameretta. Pirlo ha cambiato il primo dei tre elementi fondamentali: la testa. Questa è una squadra consapevole. Che cade e si rialza, che ha lividi ma sa pure graffiare. Che mette la testa avanti, guidata dai costanti attacchi profondi di Alvaro Morata. Più imprescindibile di Ronaldo, forse. 

UN ANNO FA - Il secondo elemento fondamentale equivale a una coperta: Szczesny, a parte la smanacciata sul gol, non ha avuto patemi e tutto sommato la fase difensiva ha subito poco più del giusto. Però resistono le disattenzioni, e in questo l'assenza di pubblico probabilmente non aiuta. Il terzo? Ritorniamo al tema del gioco, così bistrattato dai commenti quotidiani: tutto giusto, ci mancherebbe. Ma resta il classico discorso delle priorità e delle tempeste da domare: compiti e giocate semplici, tranquillità e soprattutto consapevolezza nei propri mezzi sono da sempre la ricetta giusta per smaltire la bulimia d'azioni sconclusionate. Un anno fa, con Sarri, la Juve si appiattiva nel mezzo, snervata dall'impossibilità di cambiare uomini e registro. Questa volta, Pirlo ha potenziato gli esterni e dato qualità nel fraseggio nel mezzo. Era facile cambiare quel Dybala per questo Morata. Tutt'altra storia era cambiare il volto al gruppo intero.