ESPERIENZA - Non è finita, ma è già iniziato. Cosa? L'avvicinamento a quel tipo di mentalità. Il riavvicinamento ossessivo al dna della Juventus. Che non ha come unico fine la vittoria, ma anche il carattere temerario di chi è al vertice da tanti anni. Del resto, il segreto per restare aggrappato alla vetta è solo uno, in burrasca o mare calmo: è non mollare e farsi valere in ogni situazione. Ecco perché, per Pirlo, pesano esattamente il doppio tutti i punti persi e ogni distrazione che l'ha portato così in basso in classifica. Sono lontane dal concetto stesso di Juventus. E rappresentano ognuna un passo indietro nel riavvicinamento a quella mentalità (re)impressa da Antonio Conte. Anche questo, tutto questo, è servito da esperienza.
DIFFERENZE - Dal campo, chiaramente, si ha un'impressione limitata di Andrea Pirlo. Che di certo non è un martello, che però - come Conte - sa esattamente ciò che vuole. Una squadra compatta, pronta a riaggredire immediatamente per poi giocare veloce. Trame fitte e intenzioni giuste. L'amaro che lascia in bocca la Juventus in questo fine 2020 è ben diverso da quello avuto a metà anno con l'eliminazione per mano del Lione: con Sarri, la sensazione è che il ciclo fosse finito; con Pirlo, c'è qualcosa che sta nascendo. Nella paura glaciale di non vincere, come una primula. Pure la Juve di Conte sbocciò strada facendo: in tanti l'hanno idealizzata, ma non è così dissimile nel percorso (e nei pareggi). Certo, manca tutto il resto. Però, una traccia, una strada, riesce a resistere.
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