Ho trovato azzeccata e pertinente la definizione di “squadra liquida” che l’autore ha voluto riservare all’attuale Juventus. Il concetto va infatti letto in chiave positiva laddove per “liquido” si intende un elemento non imperfetto, ma destinato ad una evoluzione magari lenta e comunque progressiva sino a diventare stabile e affidabile. L’esatto e conforme identikit di questa Juventus e soprattutto del suo nuovo architetto entrambi impegnati nel non semplice compito di riedificazione.
Poco alla volta vengono a cadere gli sciocchi pregiudizi con i quali è stato battezzato l’ingresso attraverso il portone principale di un allenatore poco più che praticante il quale, per indole e carattere, ama danzare in punta di piedi anziché muoversi in maniera rozza e caciarona per far sentire la sua presenza autoritaria. L’eleganza e la classe non significano timidezza o vocazione al silenzio. Pirlo sul suo posto di lavoro, contrariamente a ciò che mostra all’esterno, è un tecnico tutt’altro che silenzioso o permissivo. La differenza con chi lo ha preceduto sta nel fatto che lui sa essere aggregante e non divisivo.
Anche sulle sue capacità e sulle scelte tecniche e tattiche sarebbe buona cosa non affrettare giudizi trancianti. L’esempio più clamoroso di “inesperto” di successo è quello fornito da Roberto Mancini la cui scalata alle vette più alte si è sviluppata in modo progressivo e costante malgrado tutti gli ostacoli trovati lungo il percorso che, comunque, fanno parte del gioco.
Ecco che, tenendo conto di questi elementi “liquidi”, mi piace immaginare e dire che Pirlo e la sua Juventus sono impegnati, insieme, a scrivere la rivisitazione di una favola metaforica inventata più di cento e sessant’anni fa dallo scrittore danese Christian Andersen. La storia del 'Brutto Anatroccolo' uscito dall’uovo spelacchiato e grigio tanto da venir deriso e poi bandito dai suoi fratelli. Quel bizzarro pulcino che, dopo pochi mesi, era uno splendido cigno.