PARALLELI - Nessuno, credo, può mettere in dubbio la validità della teoria sui corsi e ricorsi storici di vichiana memoria. Il mondo del pallone non sfugge al teorema del "déjà-vu". Azzardare paragoni o addirittura sovrapposizioni tra passato e presente sarebbe sbagliato. Nessuno e niente è mai uguale a chi e a ciò che l’ha preceduto. Di contro, mi pare corretto e anche sensato cercare e indicare le similitudini che possono esistere tra due mondi temporalmente lontani tra loro e i personaggi che li hanno caratterizzati.
GLI ALLENATORI - Partendo dal vertice della piramide bianconera è impossibile non notare la coincidenza sorprendente tra la meravigliosa avventura scritta da Giovanni Trapattoni e quella che potrebbe comporre Andra Pirlo. Entrambi "novizi" per il grande calcio e tutti e due predestinati già quando giocavano come "allenatori in campo". Boniperti volle fortemente il Trap. Andrea Agnelli ha sposato la causa di Pirlo con la medesima intensità sfidando dileggi e critiche. Boniperti vinse la scommessa. Agnelli la vuole vincere.
IL FIOR FIORE - Venendo al presente e dopo aver fatto gli auguri di cuore a Giovanni, l’uomo certamente più amato dalla piazza bianconera, mi pare di intravedere che Pirlo possieda tutti gli strumenti necessari per crescere e far diventare grande la sua Juventus esattamente come riuscì al Trap. E il segreto di questo successo si trova proprio nei nomi e nelle figure di quella "meglio gioventù" a disposizione del nuovo tecnico juventino.
GIOVENTÙ A CONFRONTO - Ripeto perché sia ben chiaro a tutti: nessuna intenzione equilibristica di azzardare paragoni ma soltanto l’esternazione di sensazioni che fanno comunque capo a dati tecnici. Così, come ho sempre sostenuto i tanti punti di contatto, anche caratteriali, esistenti tra Dino Zoff e Gigi Buffon le cui carriere con la maglia della Juventus e nella Nazionale si sono rivelate memorabili e anche sovrapponibili, ora non mi pare delittuoso né offensivo per nessuno trovare punti di contatto tra la nidiata del Trap e quella di Pirlo.
CASO PER CASO - Federico Chiesa, per esempio, seppure non provvisto della brasilianità del mitico "Barone" potrebbe davvero ripercorrere con il medesimo successo la strada battuta da Franco Causio. Allo stesso modo l’americano McKennie mi pare possieda le medesime caratteristiche tecniche e fisiche per tentare di replicare in bianconero la carriera del capitano Beppe Furino. E perché, allora, non dire che il giovane olandese De Ligt pur vantando uno stile e una classicità differente non potrebbe rappresentare il muro invalicabile di Sergio Brio? Volendo spingermi all’estremo, tanto è un gioco, mi piace immaginare Frabotta nei panni futuribili di Cabrini, per stile e potenza sulla fascia sinistra, e Portanova nelle vesti di Pierino Fanna o in quelle di Vinicio Verza. Mentre per Kulusevski non sarebbe male ripetere gli exploit di Domenico Marocchino in maniera meno guascona. Sognare non è peccato. È bello.