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Più si alza il livello e più Nicolò Fagioli si sente a suo agio. Questa è l'impressione che si ha dopo i novantacinque minuti di San Siro. Più che un'impressione, è la realtà. All'andata, contro l'Inter aveva completato la settimana magica iniziata con il gol a Lecce e conclusa con quello nel derby d'Italia. Non ha segnato ieri sera ma non è stato da meno rispetto a quella sfida, anzi.

Anche Massimiliano Allegri ormai non ha più paura a fargli apertamente i complimenti. E già questo, considerando la prudenza del tecnico a livello comunicativo, è un segnale del livello raggiunto dal classe 2001. Non potrebbe essere altrimenti se riesci ad essere padrone del campo quando dall'altra parte c'è il centrocampo che in questi anni è stato considerato il più forte e completo d'Italia, ovvero quello composto da Barella, Brozovic, Calahnoglu e Mkhitaryan. 

Ma a sorprende, non sono i tacchi (tra cui uno al volo), che oltre ad essere estetici sono stati funzionali. E neanche la precisione dei passaggi (17 su 18). Queste sono qualità che Fagioli ha da anni, da quando era in under 17 e Allegri diceva che era un piacere vederlo giocare.

A lasciare stupiti è tutto il resto; la capacità di coprire grandi spazi, l'intelligenza di chiudere in area di rigore come fatto nel primo tempo anticipando Lautaro Martinez. E ancora, i movimenti senza palla ad attaccare la profondità e anche una forza fisica che nessuno si aspettava di vedere solo poco tempo fa, come dimostra il pallone strappato a Mkhitaryan. La Juve ha trovato un campioncino e ora se lo gode