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Daniel Passarella, oltre che giocatore di Inter e Fiorentina, è stato anche l'allenatore di un River Plate che nel suo parco attaccanti ha avuto due come Gonzalo Higuain e Radamel Falcao, insieme. Era il 2006-07 e lui aveva il privilegio di poter schierare due così: El Tigre inizialmente era il titolare, ma veniva da un infortunio e perciò il giovane Pipita gli tolse il posto. Fino a quando Passarella decise di affiancarli: era il 10 settembre 2006, la prima volta insieme, contro il Quilmes. 

Ecco dunque l'intervista proprio a Daniel Passarella, realizzata da La Gazzetta dello Sport:

"Passarella, cosa ricorda di quella stagione 2006-07? Non eravate messi male in attacco...
«Un piacere allenarli, anche se sono stati insieme per poco tempo. Nella testa e nel cuore è rimasta una doppietta di Gonzalo al Boca, con un primo gol di tacco che nessuno dimenticherà. Alla fine al suo posto entrò proprio Falcao. In qualche partita hanno pure giocato insieme, ma in un certo senso erano alternativi».

Partiamo dal giovane Higuain.
«Ritiro a Mar de la Plata: avevo con me tutta la prima squadra e per due-tre giorni pure la seconda, quella delle riserve. La guardavo sempre con molta curiosità per cercare di individuare i più talentuosi. Ero con Alejandro Sabella, mio aiutante sul campo che poi avrebbe guidato l’Argentina nel Mondiale 2014: guardavamo insieme una partitella organizzata tra grandi e piccoli, all’intervallo gli dico subito che mi piace quel ragazzino là con il 10... Era il figlio del Pipa, Jorge Higuain, mio compagno al River quando ero tornato a giocare in Argentina dopo gli anni alla Fiorentina e all’Inter».

Gli cambiò lei il ruolo e quindi la carriera?
«No, l’intuizione l’ha avuto Sabella: “Perché non lo metti come 9 in prima squadra?”, mi dice. Lo ascolto e Higuain ne fa due: da quel momento ha sempre fatto il centravanti. Perché la sua caratteristica è quella di essere un bomber nato, con un fiuto incredibile. Forse non serve molto nella manovra o per tenere palla, ma è come se fosse programmato per il gol».

Beh, anche Falcao è così, no?
«Avevo una buona relazione anche con lui: quando sono arrivato era già stabilmente in prima squadra. Magari è più fisico e meno goleador, anche se partecipa di più alla manovra. Non ho dubitato neanche per un secondo né di lui né di Gonzalo: sapevo che sarebbero arrivati in Europa. Da protagonisti. Per trionfare».

Quanto hanno pesato i troppi infortuni nella crescita del Tigre?
«Molto, ma ha avuto la forza mentale di ritornare e riprendersi il ruolo che merita nel calcio mondiale. Adesso è di nuovo al top, proprio nel momento migliore della sua crescita: a 31 anni un giocatore ha l’esperienza per raccogliere quello che ha seminato».

Cosa risponde a chi dice che Higuain stecca nelle grandi sfide?
«Inevitabilmente, dipende molto dagli altri. In una partita difensiva come quella del Camp Nou, può fare poco. Gonzalo ha avuto solo cattiva sorte nel Mondiale ‘14 e poi in Coppa America: è come se si fosse spenta la sua buona stella. Ovviamente, non voglio dire che sia solo fortunato, ma è eccezionale il modo in cui sa catalizza su di se tutti i suoi palloni».

Può pesargli un po’ quel prezzo enorme pagato dalla Juve?
«Ricordo quando tutti rimasero colpiti dai 25 miliardi di lire pagati per Baggio... Certo, questi 90 milioni sono tanti, ma tutti i record sono fatti per essere superati. Le cifre lievitano, il calcio cambia e arriverà prima o poi un bomber pagato più del Pipita. Non deve pesargli la cifra: sono soltanto cicli».

Chi passa tra Juve e Monaco?
«Gonzalo è tornato in una squadra che ha l’ambizione dichiarata di vincere la Coppa. El Tigre gioca nella pericolosissima rivelazione: il Monaco a quei livelli è una sorpresa, ma la società ha fatto un super lavoro. L’ho visto con i miei occhi, lì a Monaco, già ai tempi di Ranieri. Ovviamente, è favorita la Juve: ha speso tanto e gioca in un campionato più difficile. Falcao permettendo, ho l’impressione che quest’anno possa farcela per l’obiettivo che insegue da tanto».

E chi vince la sfida tra bomber?
«Mi piacerebbe un pari per quello che mi hanno dato entrambi. Alla fine, però, uno sarà più contento: questo è la vita, questo è il fùtbol»."