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Cristian Pasquato, giocatore cresciuto nelle giovanili della Juve ed ex Torino, si è raccontato ai microfoni di gianlucadimarzio.com: "Torino? Fu un rischio che non ha ripagato. Non ha influito, penso, il fatto di essere della Juventus: erano scelte tecniche. Ho giocato solo tre partite, ma alla prima contro il Gubbio in casa feci gol dopo un minuto dal mio ingresso in campo. Venni sommerso dai fischi della Curva Maratona. Quando segnai, la tribuna applaudì, gli atri no. Era stata una sensazione stranissima. Direi anche bella. Ho fatto qualcosa di folle. Se me l’aspettavo? Sì, ma quando sono entrato in campo non ho sentito più nulla. Avevo scelto il Toro per la mia carriera, si trattava di giocare una B ambiziosa, non sono stato a pensare al derby o ai colori. Per me è stata una decisione giusta, come giusta poteva essere la scelta dei tifosi di fischiarmi. Purtroppo non mi sono messo in mostra molto ma ho fatto il massimo e nessuno può dirmi nulla. Mi è spiaciuto, speravo andasse in maniera diversa”.

RIMPIANTI - “La Juventus. I bianconeri devo ringraziarli sempre e per sempre. Mi hanno dato qualcosa di unico e incredibile. Mi hanno fatto crescere: per merito loro sono andato via di casa quando avevo 14 anni e da quel momento non sono più tornato. Mi hanno formato, prima come ragazzo, poi come uomo. Quello che ho vissuto a Vinovo, non l’ho mai trovato altrove. La mia chance l’ho avuta con Conte ma me la sono lasciata scappare via. Avevo vent’anni, preferii all’ultimo giorno di mercato andare al Lecce per giocare. Ora probabilmente avrei agito diversamente. So che avrei avuto una sola possibilità su novantanove, ma avrei dovuto giocarmela tutta. Chissà come sarebbe andata. La Juve è come un Frecciarossa: passa mezza volta sola a 300 chilometri all’ora. Se la perdi, non torna più”.