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L'ultima stagione di Stranger Things - piccolissimo spoiler in arrivo - ci ha insegnato che i centri commerciali non sono luoghi sicuri e che, senza ombra di dubbio, non ci si deve fidare dei russi. La chiamano Guerra Fredda, perché nessuno si picchia, ma sotto sotto, anzi, sottosopra, succedono le cose peggiori. La prima dichiarazione di battaglia - tiepida - tra Juventus e Inter, si può tranquillamente sintetizzare con un nome ed un cognome: Giuseppe Marotta. Interrotto il sodalizio con la Juve nello scorso autunno, due mesi dopo il direttore generale bianconero ha salutato Torino per partire alla volta di Milano: il rapporto con la Juve, cominciato otto anni prima, giunge così al termine. Più che con la Vecchia Signora però, l'addio più importante di Marotta è stato con Fabio Paratici: in tandem, i due dirigenti hanno fatto le fortune sì della Juventus, ma anche della Sampdoria, facendo quasi presagire che uno avesse bisogno dell'altro, e viceversa.

NEMICI E AMICI - Niente di più sbagliato. Le prime avvisaglie di una separazione, erano arrivate con la chiusura dell'affare Ronaldo, che aveva visto Paratici salire prepotentemente in cattedra. Giusto il tempo di cominciare la stagione ed ecco che ciò che si poteva solo sospettare, diventa realtà. Anzi, peggio, perché il 13 dicembre del 2018, Beppe Marotta diventa l'uomo nuovo per l'altrettanto nuovo corso dell'Inter di Zhang. Un passaggio che non può che non creare scalpore e che, fin da subito, mette una cortina di ferro tra le due società. Una sfida che si dichiara subito accesa, con il nome di Dybala che non tarda ad entrare nella sala stampa nerazzurra: Marotta nicchia, ma l'impressione che la rivalità tra Inter e Juve, o anche tra lo stesso Marotta e Paratici, possa riaccendersi anche fuori dal campo, lascia pochi sospetti. 

ANNO UNO - Se i sei mesi della scorsa stagione sono serviti ad apparecchiare la tavola dei dissidi, ecco che da questo 1° di luglio, hanno cominciato a servire le portate principali. Icardi, Lukaku, ancora Dybala, sono solo le mosse più appariscenti di uno scontro che si ​​è giocato su livelli differenti. Sulle chiacchiere, ma anche sui fatti. Il primo demogorgone messo in campo da Marotta è stato Antonio Conte: la Guerra delle Falkland-Malvinas, ​è scoppiata per molto meno. Così, la Juventus ha risposto, con la sua solita eleganza signorile, senza nemmeno sbottonarsi la giacca: ha fatto passare tutto nell'indifferenza generale e, mentre veniva ufficializzato Sarri, Paratici ha lavorato ai fuochi d'artificio. Rabiot e De Ligt, certo, ma senza dimenticare Leonardo Spinazzola: la Roma aveva necessità di fare plusvalenze e la partenza di Dzeko verso Milano sembrava il modo migliore. Invece, ​è spuntato Paratici, che ha messo sul piatto lo scambio con Luca Pellegrini che, oltre a sistemare i conti dei giallorossi, ha anche ostacolato l'Inter nella trattativa per il bosniaco. 

QUESTIONE DI SGARBI (SENZA MUGHINI) - Tornando all'attualità, se davvero si dovesse concretizzare lo scambio Lukaku-Dybala, probabilmente Paratici staccherebbe ai punti Marotta. Anzi, al momento si fatica ad arrivare alla terza-quarta ripresa. Questione di tempo, forse, perché anche la Juventus di Marotta non ​è stata fatta in un giorno e così non può essere per l'Inter. Eppure, la sensazione che si prova nel vedere - da molto distante - la situazione che si ​è creata, non si può che non sorridere. Sorridere perch​é queste rivalità, a metà tra i dissing del wrestling ed il classico Disney Red e Toby, sono argento vivo per i tifosi. Ma sorridere anche perch​é, al momento, si capisce bene chi sia in vantaggio dopo la prima vera - e ripida - salita.