Il primo dubbio è stato sciolto. Paratici se ne va. Nonostante i saluti ufficiali dal tono trionfale (anni e anni di vittorie, ha scritto la storia ecc.), possiamo dire che è stato un ottimo secondo, non un buon primo. Un bravo tattico, non uno stratega. Lasciato solo a se stesso, ha peccato di movimentismo e decisionismo, dimostrandosi avvezzo più alla scommessa che alla programmazione. Per un grande colpo, comunque assai costoso (Chiesa), ha infilato una serie di “quasi parametri zero” non esaltanti, anzi: vedi Ramsey e Rabiot. Per il culto delle plusvalenze abbaglianti, rapide e reciproche ha scambiato Pjanic con Arthur. Oddio, vista l’ultima stagione del centrocampista bosniaco, sul piano tecnico-atletico lo scambio è risultato alla pari. Tra una trottola che gira su se stessa e un giocatore in declino (senza offesa: è solo necessità di sintesi) né il Barcellona, né la Juventus hanno trovato la chiave per il centrocampo, che per i bianconeri, resta il nodo principale. Il buon mese di Rabiot ne ha anche evidenziato il limite: è bravo dalla linea centrale in su, quando accelera e arriva al tiro; dietro, combina pasticci. O ci si permette il lusso di metterlo nella sua posizione o è meglio venderlo. Comunque fra lui e Khedira, per quel che si è visto finora, di gran lunga meglio il tedesco.
Cherubini, al posto di Paratici, è una scelta interna, ma anche in questo caso, permangono i dubbi sulla capacità strategica di programmare un mercato senza cedere alla tentazione della grande occasione. Se tornerà Allegri sarà diverso dalla prima volta. Entrò in punta di piedi, circospetto, prudente, sorridente col peso sulle spalle di 3 scudetti e una resurrezione dovuti in gran parte al suo predecessore. Ora, se tornasse, non sarebbe come il Conte di Montecristo, che come unica vocazione coltivava la vendetta, ma chiederebbe garanzie tecniche e metterebbe bocca sulle scelte. Comincerebbe non da “yes man”, bensì da “no man” così come aveva lasciato. Quindi, in qualche modo, il ruolo di Cherubini apparirebbe principalmente operativo. Restano le necessità di un buon centrocampista, davanti alla difesa, per evitare gli obbrobri del “tiki-taka de’ noantri” in fase difensiva. Poi almeno un terzino sinistro e un centrale di spessore se si vuol vendere Demiral. Ronaldo, pur nella sconfinata ammirazione d’una carriera esemplare, sembra troppo oneroso: tatticamente e finanziariamente. Se Dybala dovesse subire il destino impostogli dal primo Allegri (centrocampista tuttofare che arriva spompato in area), meglio venderlo, altrimenti restituirlo al suo ruolo. Insomma: togliergli la croce e lasciarci la delizia. Nedved resta un mistero della fede bianconera.