Dio dove sei? Dio cosa combini? Dio, ma ti pareva davvero il caso? Dio, non ti sembra che il Paradiso sia già sufficientemente affollato di questi tempi? Eppoi, che scherzi sono questi? Tramare nel cuore della notte per strappare un pezzo di cuore a chi sta dormendo un sonno agitato da oscuri pensieri quasi per presentimento. La notizia all’alba. Una lama che squarcia il petto e fa sanguinare. Non è mica giusto, però. Sono incazzato. Molto incazzato. Me ne frego dell’icona, dell’uomo copertina, del re dei bomber, del Pablito leggendario. Soffro come un animale ferito, per il fratello rapito e consegnato ad un Paradiso che sarà sempre troppo stretto per lui.
Era mio fratello, fuori da ogni retorica. Il ragazzino di una giovane Juventus. Il centravanti capolavoro del Vicenza da bacheca. L’ingenuo artista che cade in una trappola malavitosa. L’uomo che risorge dopo la caduta e stupisce il mondo intero. Il calciatore, sfatto e disfatto, che nello spogliatoio di fine gara e ormai vuoto a Verona piange sulla panchina dalla quale non riesce ad alzarsi per il male alle ginocchia. Siamo io e lui, da soli. Mi chiede: “E adesso, Marco”. Io, nominato da lui suo cantore, gli rispondo: “E da adesso, Paolo, cominceremo finalmente a vivere. Sarà bellissimo, credimi”.
Ed è stato davvero bellissimo. Una vita nuova. Una moglie rarissima. Due tesori di figlie. Quel resort sul cucuzzolo di una collina toscana. L’olio e il vino. Un libro, un film, un mare di progetti in testa. Lui, sempre identico al ragazzo che veniva con trentotto di febbre e senza chiedere una lira a farmi da ”spalla” per un servizio televisivo in un museo di Torino, trasmetteva positività e gioia di vivere. Sono solo. Paolo, fratello mio. E adesso?
(Nella foto di copertina, Marco Bernardini intervista Paolo Rossi insieme a Darwin Pastorin, a Villar Perosa).