commenta
La Juventus che doveva essere trasformata dal ciclone Sarri, si è ritrovata ad avere l'effetto opposto. Una provocazione, certo, lanciata sulle pagine de La Gazzetta dello Sport, che però trova un'eco importante nei numeri, specialmente se messi a confronto con le altre stagioni del tecnico toscano. Così, il pragmatismo storico della Juventus ha scalfito anche quello che per tanti era il più ferreo degli uomini di principio. Serviva un cambiamento tattico, non culturale, e questo Sarri, che non è uno sprovveduto, lo sa bene. Forte di essere in una squadra vincente, il tecnico ha declinato se stesso alla causa: la rivoluzione tattica arriverà, ma se continuare a vincere con pochi gol fatti ed altrettanto pochi subiti, meglio. Si può lavorare con la serenità e senza l'incubo di una classifica pericolante. 

Stridono i numeri, quelli non mentono. Tra campionato e Champions League abbondano le vittorie per 1-0 (2) e 2-1 (6), scarseggiano invece le goleade degli anni napoletani (l’unica volta che ha segnato 4 gol, proprio con il Napoli, ne ha incassati 3). Solo due volte in 14 match i bianconeri hanno battuto gli avversari con due o più gol di scarto (2-0 con la Spal e 3-0 con il Bayer Leverkusen). Insomma, non di certo le cifre di un dominio di gioco incontrastato, ma anche quelle che bastano per fare di Sarri - e di conseguenza della Juventus - l'unico imbattuto nei cinque massimi campionati. C'è sempre un rovescio della medaglia e, in questo caso, luccica e splende. I ricami arriveranno, con il tempo e la confidenza. Può anche succedere che non avvengano, che Sarri smetta di essere Sarri, ma ancora una volta saranno i risultati a parlare: in Europa, soprattutto. Magari, già a partire da mercoledì contro la Lokomotiv.