Tutto o niente, come in campo. Da centrocampista centrale, capace di portare a spasso pallone e avversario con un elegante tocco di suola, di vedere spazi che altri nemmeno immaginano, di cambiare il gioco con precisione. Colpevole, però, di lunghi blackout nel corso dei match, di indossare le ciabatte piuttosto che le scarpe da gioco, di cullarsi nella sua qualità, nel suo essere un calciatore, nelle categorie giovanili soprattutto, fuori categoria.
Tutto o niente, con una ‘rebeldia’ – così la definì il suo allenatore in Under 19, Paolo Montero – difficile da domare. E qualche eccesso comportamentale che lo hanno portato all’esclusione dalle liste dei convocati. Per inteso, nulla di particolarmente grave: non è stato convocato, in più di un’occasione, tra Primavera e Next Gen, per qualche ritardo di troppo. Niente che abbia impedito al club di continuare a puntare su di lui: lo dimostra la promozione nel gruppo di Allegri, lo dimostra la catechizzazione, tra le mura di Vinovo, di alcuni dirigenti bianconeri.
“Può essere un Davids del futuro, gli faccio vedere i suoi video”. Lo aveva detto Paolo Montero all’inizio della stagione scorsa. Per movenze somiglia più a Pogba. In comune con i due ha la capacità di trattare il pallone come se si trattasse dell’amico di sempre, da accarezzare e mai maltrattare. Da strappare dai piedi dell’avversario per riportarlo nel proprio porto sicuro. A tutto questo unisce la duttilità: centrale di centrocampo, sì, ma con la possibilità di giocare qualche metro più avanti a sostegno dell’attaccante.
Talento purissimo, che completa la linea oro della classe 2005, insieme a Huijsen e Yildiz, alla ricerca dell’equilibrio. I prossimi mesi di lavoro con la prima squadra saranno una prova del nove, adesso tocca a lui dimostrare di poter fare il salto. Le qualità, certo, non mancano.