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C'aveva abituato bene Alvaro, sei gol in sette partite prima della gara con la Lazio. Ma era chiaro, Morata viaggiava a una media di quasi un gol a partita che prima o poi si sarebbe interrotta. Normale, inevitabile. Anche senza segnare però oggi lo spagnolo è stato tra i migliori in campo nonostante il pareggio.

OTTO SU OTTO - La Juve ha trovato un attaccante che vola a campo aperto e cerca lo scambio con i compagni sullo stretto. Alvaro è il centravanti adatto per ogni tipo di gioco, Pirlo lo sa e non ci rinuncia mai. Nel vero senso della parola otto partite su otto, tutte da titolare (da non considerare, chiaramente, la partita col Napoli vinta a tavolino). A partire dal debutto con la Roma, quando Morata è stato buttato in campo poco dopo il suo ritorno a Torino: prestazione non esaltante e primi mugugni da parte di alcuni tifosi.

SACRIFICIO - Presto, troppo presto. Bastava aspettarlo per vederlo esplodere. Arrivato come prima alternativa all'attacco di Pirlo, è diventato un giocatore fondamentale per la squadra. Devastante anche quando non segna: oggi ha fatto una gara di sacrificio e poche azioni pericolose, mettendosi al servizio dei compagni con strappi da campione dalla trequarti in su. L'area di rigore come una seconda casa, lì davanti fa quello che vuole e la 'riempie', così come avrebbe voluto l'anno scorso Maurizio Sarri.

IL CAMBIO - Con la Lazio ha messo la squadra prima del singolo, la vittoria prima del gol. Corsa, corsa e corsa. Fino allo sfinimento. Alvaro ha provato a stringere i denti fino alla fine ma a due minuti dalla fine è stato costretto a chiedere il cambio. Motivo: crampi. Il fisico ha prevalso sulla testa, avrebbe voluto chiudere la partita ma è stato costretto a lasciare il posto a Bernardeschi. Meglio non rischiare, perché l'attaccante ha un appuntamento con la nazionale spagnola che aspettava da un anno. E non vuole mancare. Poi, sarà di nuovo Juve. Perché rinunciare a un Morata così è impossibile. Anche se non segna.