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Delle parole di Antonio Conte al Telegraph resta la frase più bella, più iconica, più sognatrice. "Devo vincere - dice l'allenatore -, altrimenti tutti penseranno che ho fallito". L'ossessione non è certo una notizia, il fatto che però Conte si sia messo così tanto in vetrina un po' lo diventa. A cosa può ambire, l'allenatore leccese? Sappiamo tutti quale sia il suo desiderio, ossia tornare a casa. Ma l'asticella è troppo alta. Economicamente. Calcisticamente. 

In una Juve per nulla in grado - al momento - di soddisfare i suoi bisogni, Conte dovrebbe rinnegare se stesso. O almeno l'uomo che si è raccontato al giornale inglese. Eppure, tra le righe, i riferimenti al bianconero, al passato, e alla voglia di futuro non sono mancati. Basta saper leggere. Forse con un po' di pregiudizio. 


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Così, leggendo con un filo d'attenzione in più, si trovano alcuni passaggi chiari e chiave. Conte pensa alla Juventus, e non è una novità. Ma ci pensa in maniera convinta, perché certo di poter unire i puntini che separano la squadra bianconera dalla vittoria. 

Punto uno. "Amo il mio passato - sostiene l'allenatore -, ma allo stesso tempo l'aspettativa che porto con me è sempre molto alta e se non vinci, hai fallito. La migliore opzione possibile è divertire e vincere". Alla Juventus potrebbe farlo subito? No. Ma sarebbe la chiave di una mentalità differente, meno sparagnina e comunque in linea con la "costruzione" di cui si vanta. "Ovunque sia andato, ho costruito", aggiunge ancora Conte. Sa che dovrebbe farlo pure alla Juve.

Altra puntura, questa più netta: "Per me, festeggiare il quarto posto e un posto in Champions League era davvero strano. Alla fine dell'ultima partita contro il Norwich, ho chiamato il mio staff e ho detto 'fate attenzione, non abituatevi a festeggiare un posto in Champions League'". Non ci vuole un matematico, due più due semplicissimo. Già nella passata stagione, Allegri si diceva in linea con obiettivi e risultati. Quest'anno ha fatto e farà lo stesso: a Conte, con una squadra di livello, la qualificazione europea non basterebbe.

Terzo aspetto, il più forte. Conte dice di aver studiato, capito, immaginato la sua prossima squadra. Una versione più offensiva, e quindi più moderna, in linea con quanto si vede altrove. La scuola inglese ha dato frutti importanti: "Ma divertire non serve se non vai per la vittoria", ammonisce subito. E chi gli chiederebbe solo il primo, a Torino?