Perché Nico Gonzalez è stato fermo così tanto
Un inizio scintillante, che sembrava promettere un immediato futuro altrettanto prolifico. Poi, un paio di settimane dopo, la doccia fredda nella notte di Lipsia del 2 ottobre, quella che ai bianconeri è costata anche il grave infortunio di Gleison Bremer. Chiara la diagnosi emersa dagli esami al J|Medical - lesione di basso grado del retto femorale della coscia destra -, meno i tempi di recupero: se inizialmente, infatti, si immaginava per Nico uno stop relativamente breve, con il passare delle settimane lo staff medico della Juve si è reso conto della necessità di non forzare il rientro e studiare per lui un piano personalizzato, con l'obiettivo di minimizzare il rischio di ricadute serie - ma anche di piccoli problemi ravvicinati - alla luce del suo storico di infortuni.
L'attesa è stata lunga, dunque. L'argentino ha potuto rivedere la panchina solo sabato scorso, per il match contro il Venezia nel quale è poi tornato in campo negli ultimi minuti, mentre il match di Coppa Italia ha rappresentato per lui l'occasione di un "nuovo inizio". Non l'ha sprecata Nico, anzi. E ora si candida (ancora) a un ruolo da protagonista nella squadra di Thiago Motta, che ne ha sentito tanto la mancanza ma che sa anche, guardando avanti, di poter scrivere con lui una storia diversa.