Insomma, guardando quei numeri, se si volesse giocare al "trova le differenze" si farebbe molta fatica a raggiungere un risultato degno di nota. Sostanzialmente, infatti, in un anno non è cambiato niente per la squadra bianconera, sempre al quarto posto sul campo e sempre reduce da una campagna europea oltremodo deludente, nel primo caso terminata con una precoce eliminazione agli ottavi per mano di un Villarreal tutt'altro che imbattibile e nel secondo conclusa ancora peggio ai gironi, con la finale di Europa League poi sfuggita al penultimo atto contro il Siviglia. Se, quindi, dire "di male in peggio" forse non sarebbe propriamente corretto, di certo non si può nemmeno variare sul tema arrivando a un "di male in meglio".
Ciò che emerge da quei (pochi) numeri elencati in apertura, infatti, è che la "curva" dell'Allegri-bis alla Juve assomiglia più a una linea piatta, una lunga riga che parla di una squadra "immobile", incapace di migliorare come ci si aspettava dopo la stagione targata Andrea Pirlo (che intanto aveva lasciato in dote almeno la Coppa Italia) ma, quasi paradossalmente, anche di peggiorare. E pur considerando che il percorso in Serie A è stato inevitabilmente condizionato dal "movimento" di punti tolti e poi ridati, con tutte le conseguenze del caso sull'equilibrio di una squadra già di per sè precaria, la sensazione è che la Juve non abbia mai trovato un riferimento stabile nel proprio allenatore, la figura dalla quale ci si aspettava il definitivo "salto di qualità" e su cui in questi giorni si stanno concentrando tante riflessioni per il futuro. Ad ogni modo, con Allegri o senza Allegri, la "curva" della Juve deve tornare quanto prima ad essere una parabola. Diretta verso l'alto, ovviamente.