HIGUAIN E CANNAVARO – Tutti ricorderete l’incidente in barca di cui fu vittima Gonzalo Higuain nel 2013, poche settimane dopo il suo arrivo dal Real Madrid. Assieme all’attaccante argentino c’erano Paolo Cannavaro (che organizzò la trasferta fuoriporta) e uno dei fratelli Esposito, imprenditore del commercio di giocattoli arrestato nelle scorse settimane per riciclaggio e considerato vicino ai clan della camorra. I rapporti tra i calciatori del Napoli e la famiglia Esposito erano particolarmente fitti tanto che il procuratore aggiunto di Napoli, Filippo Beatrice, sta valutando l’ipotesi di accertare se oltre ai favori della famiglia ai calciatori ci siano anche affari tirati su tra gli imprenditori di giocattoli e alcuni calciatori.
MARADONA, CALLEJON E REINA – Higuain e Cannavaro, tuttavia, non sono gli unici calciatori che gli esponenti della famiglia Esposito erano soliti frequentare. Da Maradona a Callejon a Reina, sono diverse le foto che ritraggono i fratelli Giuseppe, Gabriele e Francesco in compagnia di tanti campioni azzurri, sia di ieri che di oggi. Gli inquirenti non credono che le frequentazioni tra i calciatori del Napoli ed i fratelli Esposito fossero casi isolati anche se, come detto, i fatti di per sé non costituiscono rilevanza penale (ma potrebbero averla a livello sportivo). HAMSIK E GENNY 'A CAROGNA – Tra le conversazioni registrate dagli inquirenti ce n’è anche una tra Gennaro De Tommaso, tristemente noto come Genny ‘a Carogna, ed un intermediario di Marek Hamsik. La conversazione avviene pochi giorni prima della deposizione del capitano del Napoli di fronte agli inquirenti per condividere una versione dei fatti a proposito dei tragici eventi nel giorno della finale del 3 maggio 2014 quando prima della finale di Coppa Italia il tifoso del Napoli Ciro Esposito venne ferito a morte dall’ultras giallorosso Daniele De Santis. La partita, ricorderete, venne rimandata di oltre un’ora a causa delle intemperanze dei tifosi napoletani che minacciavano di invadere il campo se la partita fosse iniziata. A dare il ‘via’ alla partita fu, neanche troppo velatamente, lo stesso Genny dopo un fitto dialogo proprio con Hamsik sotto la curva partenopea. Durante la conversazione con Genny ‘a Carogna l’intermediario di Hamsik riporta per filo e per segno quelli che saranno i contenuti della deposizione del calciatore del Napoli. Gli investigatori, tuttavia, non sono certi che Hamsik fosse a conoscenza di questo accordo e quindi il calciatore potrebbe essere estraneo alla conversazione, in poche parole potrebbe non saperne nulla.
PREZIOSI – Un filone delle indagini, nate dalle telefonate intercettate dei fratelli Esposito, porta anche a Genova e coinvolge il quasi ex presidente del Genoa Enrico Preziosi. Il contatto iniziale tra gli Esposito e Preziosi avviene proprio grazie ad un calciatore del Napoli che è spesso in compagnia dei fratelli Esposito. Nulla di strano se non fosse che alcune operazioni (da circa 20 milioni di euro e che coinvolgono anche una grossa concessionaria pubblicitaria di Milano) sono state segnalate dagli Ispettori dell’Unità di Informazione finanziaria italiana alla Direzione Investigativa Antimafia.
LAVEZZI – Un altro nome che spunta nelle intercettazioni è quello di Ezequiel Lavezzi di cui il collaboratore di giustizia Antonio Lo Russo parla diffusamente ai pm. Lo Russo era solito vedere le partite casalinghe del Napoli da bordo campo grazie ad un pass da giardiniere e ricorda di quando il Napoli voleva cedere Lavezzi per alcuni dissidi con la società. La deposizione del pentito è stata riportata in commissione antimafia dalla pm Enrica Parascandalo che si occupa dell’inchiesta: “Ci fu l’esposizione di uno striscione per tutelare il calciatore e per dimostrare alla società che la tifoseria voleva Lavezzi a Napoli. Lavezzi aveva interesse che la tifoseria fosse dalla sua parte e si rivolse a lui (Lo Russo ndr) per ottenere lo striscione su entrambe le curve, non una cosa così semplice visto che significa avere il placet di due aree geo-criminali diverse. Le conoscenze di alcuni personaggi in Curva A da parte di Lo Russo – continua la pm - permise l’esposizione dello striscione su entrambe le curve. Lo Russo, tuttavia, si fece promettere che in cambio Lavezzi non sarebbe andato a giocare in una squadra italiana come Juve o Inter, ma solo all’estero, cose che poi è accaduta.” Lo Russo descrive Lavezzi come ‘un amico’: “Veniva a casa mia – racconta durante una deposizione – giocavamo alla Playstation.” Per comunicare senza essere intercettati, scrive L’Espresso, usavano cellulari dedicati e quando Lo Russo ha iniziato il suo periodo di latitanza ha fatto avvisare il giocatore di disfarsene per non essere scoperto.