GALEOTTA LA DISTANZA - Peccato però che quella 'social distance' urlata a gran voce dai vertici britannici sembrava svanita come un ricordo. No, non c'erano quei fatidici due metri a distanziare i calciatori, e in Inghilterra - dove si dibatte la questione runners, proprio come si faceva poco tempo fa in Italia - nessuno l'ha presa bene. Ha risposta nche il club: "A tutti i nostri tesserati è stato ribadito di rispettare il distanziamento sociale quando fanno attività all'aperto. Continueremo a rinforzare questo messaggio".
SCUSE E CAOS - Anche Mourinho ha voluto precisare che si è trattato di un errore: "Riconosco che le mie azioni non erano in linea con il protocollo governativo - le sue parole -. Dobbiamo limitare i contatti ai membri delle nostre famiglie. E' vitale che noi tutti facciamo la nostra parte nel seguire le indicazioni del governo". Parole dovute, sicuramente sincere. Ma in UK continua a tenere banco la questione dell'attività fisica all'aperto. Nell'ultimo ordinamento governativo, datato 23 marzo (giorno in cui tutta l'Inghilterra è stata praticamente chiusa a turisti e cittadini), l'attività fisica all'aperto era consentita, purché svolta in solitaria. A Londra, così come nei primi tempi italiani, sembra però sia stata presa sottogamba. Anche oggi, il responsabile della Salute, Matt Hancock, ha minacciato di 'bannare' l'esercizio fisico all'aperto se i sudditi di Sua Maestà dovessero continuare a ignorare le disposizioni. Come racconta il Times, in alcune parti di Londra - specialmente nei parchi più popolari - la polizia è stata costretta a separare larghi gruppi e a ordinare loro di fare ritorno a casa.