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"Regala qualche buona sponda ma sfuma sul più bello"

Così chi scrive ha motivato il 5,5 attribuito in pagella ad Alvaro Morata dopo la partita persa per 1-0 dalla Juventus contro l'Atalanta. Una prestazione insufficiente per il centravanti spagnolo, che ha sì l'alibi di essere rimasto nella morsa di una squadra, quella di Gasperini, che ti azzanna alle caviglie, e per questo ha preso solo mezzo punto sotto il 6. Ma che non può permettersi, da numero 9 della Juve, di essere così molle sotto porta.

Sì, perché è apprezzabile vedere come, mal servito come il compagno di reparto Dybala, Morata si spenda con un bel lavoro di sponda nella morsa di Toloi, Palomino e Djimsiti. Quando però la sportellata di Chiesa a sradicare il pallone a Maehle gli ha servito sul piatto d'argento un'occasione a tu per tu con Gollini nel primo tempo, è stato avvilente vedere la leggerezza, non tanto fisica quanto di atteggiamento, con cui il 9 bianconero ha approcciato il pallone. Un episodio che ci ha riportato con la mente a quell'assurdo colpo di tacco pettinato sul fondo a pochi metri dalla porta, proprio nella gara di andata contro l'Atalanta.

Da girone d'andata a girone di ritorno, la seconda parabola juventina di Morata sta seguendo un andamento discendente che giustifica tutte le remore di Paratici nel chiudere per il suo riscatto dall'Atletico Madrid. A inizio stagione l'attaccante iberico ha portato avanti la baracca, soprattutto durante l'assenza prolungata di Ronaldo causa-Covid. Oggi, altro test senza CR7, sono emersi i limiti suoi e di una squadra che ancora zoppica troppo. In mezzo, la sfortuna del citomegalovirus sicuramente, ma anche quella stessa leggerezza che lo ha portato a non consacrarsi del tutto in Chelsea e Atletico.

Tante belle qualità. Ma sfuma sul più bello, appunto.