commenta
Alvaro Morata: amato e innamorato della Juve. Il centravanti spagnolo ha passato solo due anni in maglia bianconera, eppure è stato capace di farsi amare dal pubblico come pochi altri. Spontaneo, sorridente e sincero, ma soprattutto fortissimo. "Juve, non ti avrei mai lasciata", questo e molto altro ha dichiarato a La Gazzetta dello Sport, in una lunga intervista.

INGHILTERRA - "Ambientamento? C’è stata una serie di situazioni favorevoli. La prima l’allenatore: conoscevo Conte e non ho avuto problemi a ritrovarmi nelle sue idee di calcio. La seconda l’ambiente: sono stato accolto benissimo dai compagni. La presenza di un’enclave spagnola, con Azpilicueta, Alonso, Fabregas e Pedro, ha reso più semplici le cose. La terza è mia moglie Alice Campello: mi ha seguito a Londra".

DIFFERENZE DA SPAGNA E ITALIA - "La Spagna predilige la tecnica. In Italia domina la tattica, ma deve essere sostenuta dalla qualità. In Inghilterra l’aspetto più rilevante è la forza fisica. Nazione più difficile? L’Italia: squadre organizzate e difensori molto bravi".

ITALIA - "Cosa mi ha dato oltre al calcio? Mi ha dato la compagna della vita, Alice, veneziana, figlia di una città meravigliosa. Mi ha permesso di vivere un’esperienza fondamentale: le due stagioni alla Juve sono state fantastiche. Sono arrivato che ero un ragazzo, sono andato via che ero un giocatore vero. L’Italia per uno spagnolo è il Paese migliore per viverci. Avete tutto: bellezza, storia, arte, cucina, moda. Non sarei mai andato via dall’Italia e dalla Juve".

MARCHIO JUVE - "Una mentalità vincente e una grande professionalità".

REAL MADRID - "Il ritorno? Perché c’erano accordi contrattuali da rispettare. La delusione è stata enorme: mi sono ritrovato al punto di partenza. Mi hanno trattato come il ragazzo che ero prima delle due stagioni italiane".

CHELSEA - "Sono venuto qui perché c’era un allenatore come Antonio Conte. Abbiamo cominciato a parlare di un mio eventuale trasferimento la scorsa primavera e alla fine sono sbarcato davvero a Londra. Chi mi ha colpito di più? Sarebbe facile rispondere il Manchester City o qualcuno dei suoi campioni. Io dico invece il Watford e il mio ex compagno di squadra Pereyra".

CONTE - "È esigente, ma valorizza al meglio le doti di un calciatore. Si vede che ha respirato l’aria di un grande club, prima da giocatore e poi da allenatore".

ROMA - "La Roma mi ha impressionato nella partita di Londra. Avrebbe meritato di vincere. Ci è andata bene. Stavolta però si riparte da zero e dopo queste tre vittorie di fila penso che il Chelsea sarà più carico. Dzeko? Migliore in campo a Stamford Bridge? È stato straordinario. Il primo gol è stato un capolavoro. Dzeko mi è sempre piaciuto. Un campione. Non è più la Roma di Totti? Per me è stato un onore giocarci contro. Totti è una leggenda. In un Juve-Roma fummo sorteggiati insieme per l’antidoping. Ricordo una star alla mano e con la battuta pronta. Atletico Madrid? Meglio la Roma. Ci ha creato diversi problemi nel match di Londra. A Madrid giocammo una gara perfetta, ma la Roma rispetto all’Atletico ha qualcosa in più".

INDIPENDENZA CATALANA - "Sono spagnolo e mi dispiace che la situazione sia arrivata a questo punto. Penso che però alla fine si troverà la soluzione migliore: un compromesso potrebbe accontentare tutti".

MANCA L'ITALIA? - "Molto. Mia moglie vorrebbe vivere in Spagna, io in Italia. Anche qui, potremo trovare un compromesso".

LONDRA - "Sto bene. Vivo in centro, in zona Chelsea. Di Londra mi affascinano la multietnicità, la convivenza di culture e religioni, ma non ci vivrei a lungo. Troppa grandezza, troppo stress, troppa metropoli".