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Un'evoluzione, e non una banale crescita. Un percorso - spesso a ostacoli - e non una strada dritta, ben asfaltata. Alvaro Morata è tornato al punto di partenza, ma nel suo Monopoly personale ha saputo ben giocare le sue carte. E' stato un po' in giro, ha riassaporato il gusto di casa ed è andato ad abitarvi di fronte. Poi ha capito: la magia del 'dove tutto ha avuto inizio' era impareggiabile, un miraggio per cui l'ambizione non era mai abbastanza. E' stato cucinato a fuoco lento, il suo ritorno a Torino. La Juve però l'ha sempre voluto: gli ha detto di pazientare quando serviva aspettare, di accelerare quando occorreva dare una sterzata. Alvaro ha obbedito, mai come automa: solo da amante innamorato. 

CHE COMPLEANNO - Il grigio di Torino l'ha squarciato con il suo sorriso. Pardon: con il suo e quello della sua famiglia. Ventott'anni, oggi. Festeggiati nell'ultimo - si spera per la Juve - giorno di bolla mentre tutto intorno va velocissimo e non nella direzione auspicata quest'estate. Ha fatto tutto in fretta pure lui: appena arrivato in Italia, è subito arrivato il nuovo piccolo di casa; appena indossata la maglia della Juventus, era titolare all'Olimpico di Roma. Non esattamente buona la prima, perfette le altre due, da Crotone a Kiev. Domenica ha l'occasione di tornare a segnare all'Allianz Stadium, che ai suoi tempi aveva un altro nome ed era costantemente riempita da passione. Sarà lui il nesso del destino? Mai come in questo momento, Pirlo e la squadra hanno bisogno delle "vecchie connessioni".