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Per carità: Alvaro Morata, ottimo attaccante, a prezzo di saldo sarebbe pure un buon affare. Fondamentale, in questo momento in cui le casse piangono e i guizzi degli uomini di mercato e dello scouting sono ridotti all'osso. Poi c'è il tema Allegri: li vuole pronti, perché il peso di un altro anno di fallimenti sarebbe intollerabile, per le casse della squadra e per la sua reputazione. Ecco che allora un'idea piuttosto chiara si sta facendo spazio nella mente degli uomini delle compravendite juventine: c'è pur sempre Alvaro, Alvaro Morata, juventino dichiarato, ama Torino e conosce perfettamente peso, storia, maglia, Continassa. Perché non ricominciare da lui, per il futuro?

La risposta non può non essere positiva, ai limiti di una domanda retorica. Tralasciando chi lo tollera poco, Morata è qualitativamente indiscutibile (lo stesso Allegri amava ripeterlo nell'anno in cui ha deciso di tenerlo a Torino, salvo poi spostarlo sull'out mancino all'arrivo di Vlahovic) ma allo stesso tempo non è quel giocatore esplosivo che servirebbe. Oltre all'equivoco tattico, sovviene in maniera netta e preponderante una domanda: ma dove sono finite le idee? Perché non prova anche un po' a rischiare? Può essere che il mercato della Juventus - anche se qui ci riduciamo a commentare le voci - sia sempre un eterno ritorno?

Non basta l'esempio Pogba. Si può parlare di Buffon. Di Bonucci. Dello stesso spagnolo. E' come se la Juve volesse tornare ai fasti del passato provando a rivivere i ricordi. Ci sono mille romanzi che raccontano tutto questo: nessuno ha un lieto fine, non senza rivoluzione.