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Carattere. Orgoglio. Determinazione. E singoli, naturalmente. Perché da lì non si scappa. La Juventus ha vinto a Monza e l'ha fatto liberandosi di un fantasma: si era ripresentata la beffa dell'anno scorso, con un'irruzione da finale drammatico. Poi la giocata finale. Il dribbling di Adrien Rabiot. Il destro sporcato e ripulito di Gatti. Una prova di coraggio e abnegazione, nuovamente di carattere: è la grande differenza rispetto alla passata stagione. 

CARATTERE - Carattere che si è visto per tutta la partita, e molto spesso proprio in panchina. Oltre alle urla di Allegri, ancor prima sono arrivate quelle di Trombetta, collaboratore del mister. L'arbitro ha sentito e ha optato per l'espulsione. Nel finale, con la Juve compassata e mai in grado di superare il centrocampo biancorosso - quanti contropiedi sprecati... -, alla fine hanno sbottato un po' tutti. Max in primis: ha chiesto una gestione diversa, non ha trovato risposta. Anzi: ha preso in faccia una sberla, oltre alla beffa. Con Gatti che lascia scorrere e quel pallone va in porta. 

L'URLO FINALE - A quel punto, tutto sembra perduto. Quindi la reazione in u attimo. "Ti do un cazzotto e ti sfondo". Queste le parole di Massimiliano Allegri a Landucci, nel finale di Monza-Juventus, dopo il gol decisivo di Gatti. Parole dette con affetto, chiaramente. Affetto che si è visto nella rincorsa di Vlahovic dalla panchina: direzione Gatti, il suo amico. Il gruppo vive un momento di fiducia incredibile: si è visto nell'ennesimo "fino alla fine" della stagione.