CONTRATTACCO - Ma non solo. Moggi, infatti, è passato anche al contrattacco, parlando delle sentenze: "Non so perché tu abbia fatto simili dichiarazioni o chi ti abbia spinto a farle: prima di parlare, però, avresti dovuto almeno leggere le sentenze. Quella sportiva che dice «campionato regolare, nessuna partita alterata». E quella ordinaria «reato a consumazione anticipata non potuto provare in udienza». [...] Forse avere avuto come amico Meani, dirigente addetto agli arbitri del Milan, ti ha fatto male e confuso le idee. [...] Meani era anche quello, se ti ricordi bene, che riceveva l’arbitro Collina (sì, proprio quello di Perugia) a mezzanotte entrando dal retro del suo ristorante a Lodi perché nessuno lo vedesse (chissà perché?) per parlare con Galliani. [...] Meani era quello che stava in panchina in divisa del Milan e negli spogliatoi degli arbitri come dirigente addetto agli arbitri del Milan, che però sparì improvvisamente dagli elenchi della società al sorgere di Calciopoli: chissà perché? Era quello che il 29 aprile 2005, prima della partita Fiorentina-Milan del 30 aprile 2005, telefonò all’arbitro della gara, De Santis, per dirgli di non ammonire Nesta perché, essendo diffidato, sarebbe stato squalificato per Milan-Juve che si contendevano il campionato. Il lunedì successivo alla partita quell’arbitro telefonò a Meani: «Hai visto Leonardo, ti ho accontentato». E Meani: «Sei un amico, lo dirò al capo». Il tutto provato da intercettazioni".
Moggi: 'Ancelotti ha tradito la Juve, si denuncia da solo. Da Nakata a Perugia, veniva da me a lamentarsi per le ingiustizie'
Luciano Moggi non ci sta. Dopo le dure dichiarazioni di Carlo Ancelotti e le accuse alla Juventus (QUI), l'ex dirigente bianconero ha risposto con una lettera pubblicata su Libero: "Carissimo Carlo, le tue dichiarazioni mi hanno fatto pensare che ti sei dimenticato del tuo vissuto da allenatore in quella Juve che stai denunciando adesso, senza renderti conto che stai denunciando te stesso perché se quel calcio era sporco tu ne facevi parte e ne godevi quando vinceva perché ti faceva crescere come allenatore. Ma stavi in quel calcio anche quando la Juventus fu fermata nel diluvio del Curi di Perugia (con Collina arbitro) e vinse il campionato la Lazio. Stavi in quel calcio anche quando, l’anno dopo, il commissario della Figc (Giovanni Petrucci, qualche anno prima segretario generale della Roma) cambiò le regole in corsa la settimana di Juve-Roma dando la possibilità alla squadra giallorossa di utilizzare un extracomunitario, Nakata, che non aveva mai potuto giocare prima di allora. E che fu decisivo, segnando e facendo segnare per il pari che permise alla Roma di vincere il campionato e tu arrivasti ancora una volta secondo, come a Perugia. Allora venivi da me a lamentarti per le ingiustizie perpetrate ai danni della Juve: non capisco quindi perché adesso, stranamente, ne condanni i comportamenti, alla stregua dei traditori che prima approfittano del gioco sporco per crescere e poi, a fari spenti, fanno i delatori, ma solo per passare da buonisti. Anche perché sparare sulla Croce Rossa ora è troppo facile e non costa niente. A meno che tu non abbia qualcos’altro da dichiarare ma, attenzione, solo con prove perché le intercettazioni sono pronte a smentire e ne sa qualcosa Gianfelice Facchetti".
CONTRATTACCO - Ma non solo. Moggi, infatti, è passato anche al contrattacco, parlando delle sentenze: "Non so perché tu abbia fatto simili dichiarazioni o chi ti abbia spinto a farle: prima di parlare, però, avresti dovuto almeno leggere le sentenze. Quella sportiva che dice «campionato regolare, nessuna partita alterata». E quella ordinaria «reato a consumazione anticipata non potuto provare in udienza». [...] Forse avere avuto come amico Meani, dirigente addetto agli arbitri del Milan, ti ha fatto male e confuso le idee. [...] Meani era anche quello, se ti ricordi bene, che riceveva l’arbitro Collina (sì, proprio quello di Perugia) a mezzanotte entrando dal retro del suo ristorante a Lodi perché nessuno lo vedesse (chissà perché?) per parlare con Galliani. [...] Meani era quello che stava in panchina in divisa del Milan e negli spogliatoi degli arbitri come dirigente addetto agli arbitri del Milan, che però sparì improvvisamente dagli elenchi della società al sorgere di Calciopoli: chissà perché? Era quello che il 29 aprile 2005, prima della partita Fiorentina-Milan del 30 aprile 2005, telefonò all’arbitro della gara, De Santis, per dirgli di non ammonire Nesta perché, essendo diffidato, sarebbe stato squalificato per Milan-Juve che si contendevano il campionato. Il lunedì successivo alla partita quell’arbitro telefonò a Meani: «Hai visto Leonardo, ti ho accontentato». E Meani: «Sei un amico, lo dirò al capo». Il tutto provato da intercettazioni".
CONTRATTACCO - Ma non solo. Moggi, infatti, è passato anche al contrattacco, parlando delle sentenze: "Non so perché tu abbia fatto simili dichiarazioni o chi ti abbia spinto a farle: prima di parlare, però, avresti dovuto almeno leggere le sentenze. Quella sportiva che dice «campionato regolare, nessuna partita alterata». E quella ordinaria «reato a consumazione anticipata non potuto provare in udienza». [...] Forse avere avuto come amico Meani, dirigente addetto agli arbitri del Milan, ti ha fatto male e confuso le idee. [...] Meani era anche quello, se ti ricordi bene, che riceveva l’arbitro Collina (sì, proprio quello di Perugia) a mezzanotte entrando dal retro del suo ristorante a Lodi perché nessuno lo vedesse (chissà perché?) per parlare con Galliani. [...] Meani era quello che stava in panchina in divisa del Milan e negli spogliatoi degli arbitri come dirigente addetto agli arbitri del Milan, che però sparì improvvisamente dagli elenchi della società al sorgere di Calciopoli: chissà perché? Era quello che il 29 aprile 2005, prima della partita Fiorentina-Milan del 30 aprile 2005, telefonò all’arbitro della gara, De Santis, per dirgli di non ammonire Nesta perché, essendo diffidato, sarebbe stato squalificato per Milan-Juve che si contendevano il campionato. Il lunedì successivo alla partita quell’arbitro telefonò a Meani: «Hai visto Leonardo, ti ho accontentato». E Meani: «Sei un amico, lo dirò al capo». Il tutto provato da intercettazioni".