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Eccolo qua, il modo e il momento di incidere: Massimiliano Allegri, dopo giorni di polemiche per l'uscita - certamente infelice, comunque mal interpretata - sulla gara di Parigi e quella con il Benfica, anche col Psg ci ha messo lo zampino. No, non è una questione di gioco, non stavolta. E' semplicemente stato l'andamento della partita: lento nel primo tempo, ritmato nella difesa. Pure per merito del tecnico: ha indovinato la mossa McKennie, pure quando Miretti sembrava il migliore dei suoi a centrocampo. Soprattutto quando la squadra sembrava avesse mollato, svuotata da una frazione di gioco in grado di confermare le cattive impressioni della vigilia. 

IL CAMBIO GIUSTO - Il cambio giusto c'è stato, e si è rivista anche quella famosa dote di Max. Di cambiare le carte in tavola e a volte di rovesciarlo, quello stesso tavolo. La mossa McKennie ha dato la confusione giusta alla Juve, dalla quale ha potuto pescare un jolly importante. Fortunato, sì. Ma pure costruito. Ristabilito nel conto dei tentativi verso la porta, alla fine pari tra bianconeri e parigini, grazie anche all'esuberanza giusta di Weston: sulla trequarti, il giusto mezzo tra un centrocampo in sofferenza e un attacco volenteroso.

QUELLO SBAGLIATO - E poi? Poi c'è pure il modo di rovinarlo, quel tavolo. Allegri ha destato qualche sospetto nel momento in cui ha tolto un buon Milik per far posto a Locatelli. Oh, questa l'ha spiegata: "Arek era un po' stanco, poi volevo un palleggiatore in mezzo al campo". Per Allegri, la Juve poteva segnare di contropiede o di imbucata, così si spiega davvero Loca. Però, stanchezza a parte, che segnale è stato dato alla squadra? Sembrava una mezza bandiera bianca, nel momento forse migliore della squadra. Peccato.