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Con il gol contro la Fiorentina, Fabio Miretti ha completato il percorso, segnando con la maglia della Juve in tutte le categorie, dai pulcini alla Serie A. Il percorso che ogni bambino che inizia a giocare a calcio sogna. Lui, che da piccolo piangeva se gli venivano tagliati i capelli perché voleva essere come Pavel Nedved o meglio, proprio Nedved. "A otto anni ripeteva: io non lavorerò, io farò il calciatore. Sì, buonanotte, noi lo prendevamo in giro, e invece", racconta a Repubblica il padre Livio. 

Il primo gol con i "grandi" è stata una liberazione per Fabio, che da piccolo aveva mostrato grandi doti realizzative. "Ha sempre segnato tantissimo, siamo felici più che altro per lui", dice il padre che lo ha visto crescere per due terzi accompagnato dall'ambiente Juve. Miretti è a Torino da quando aveva 8 anni. Ragazzo taciturno, serio, un po’ musone, sempre a testa alta, si legge. "Si è sempre fatto gli affari suoi, ma non è superbo. E certe critiche social non le capisco proprio. Io gli dico di non leggerle, lui risponde che infatti non le legge. Ma intanto", racconta il genitore. 

Se lo contesero Juve e Torino. Lui, nato a Pinerolo, abitava a Saluzzo, posto bello ma non vicinissimo. La Juve mise a disposizione la navetta, mamma e papà furono più contenti e così cominciò la sua avventura in bianconero. Da lì, tutte le formazioni giovanili alla Juve e in nazionale, con anche cambi di ruolo, da centrocampista centrale a trequartista e poi mezz’ala.

Il primo gol in Serie A è stata un'emozione per tutta la famiglia di fede bianconera. Le due nonne. Laura e Lena, la sorella Alessia, la fidanzata India (con cui Fabio convive) e ovviamente la madre, Silvia. Più di tutto però appunto il padre, che, scrive Repubblica,  lo ha sempre portato agli allenamenti, lo ha sempre seguito nello studio (liceo sportivo, poi pallone e basta), e per capire lo spessore della passione può bastare il suo nickname social: “Ju29ro”, gioco di parole in voga ai tempi di Calciopoli per rivendicare gli scudetti tolti dalla giustizia sportiva. "Mio figlio lo vedo cresciuto, patisce meno le critiche ma tosto lo è sempre stato, con la testa era adulto già da bambino".